di Fabio C. Maguire
Nell’udienza con il presidente ucraino Zelensky, Papa Francesco ha espresso la sua completa disponibilità per mediare con Mosca una soluzione pacifica del conflitto.
Con tono arrogante e irriverente, condito con un pizzico di superiorità e saccenteria, il premier ucraino ha vanificato l’offerta del Papa, ribadendo fermamente l’intransigenza di Kiev sulla risoluzione finale della crisi.
Zelensky ha commentato che “non servono mediatori, ma un piano di azioni per una pace giusta.”
Con presunzione, il capo di Kiev, ha detto che “non si può fare una mediazione con Putin, nessun paese al mondo lo può fare.”
Essendo il conflitto ucraino, ha spiegato Zelensky, la pace deve essere ucraina, non vengono perciò graditi intermediari che non siano i burattinai di Washington.
Il presidente ha fatto riferimento ad un “piano di pace”, che più che un documento diplomatico che possa soddisfare gli interessi delle due parti, è speculare ad un atto di ressa incondizionata.
Il dossier elaborato dal capo di Kiev è strutturato in dieci punti che prevedono, in grandi linee, il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino; il ripristino dei confini del 1991; la firma russa che riconosca l’integrità territoriale di Kiev e un accordo con il vicino Occidente affinché fornisca sistema di difesa all’Ucraina.
“In poche parole, non una mediazione, ma una serie di condizioni che portino alla vittoria”.
Il presidente ucraino ha fatto intendere che la proposta del Santo Padre di cessare il fuoco non è praticabile perché, su invito dei partner occidentali, l’Ucraina continuerà a combattere fino a quando le condizioni lo permetteranno, sia anche fino all’ultimo ucraino.
Papa Francesco non ha potuto che provare irritazione per l’atteggiamento di chiusura mostrato dal premier ucraino, con cui senza alcun dubbio auspicava di poter affrontare un dialogo costruttivo e risolutivo.
Il risentimento del Papa si è fatto sentire il giorno successivo l’udienza quando, parlando a una Piazza San Pietro gremita di fedeli, ha tuonato affermando che “con le armi non si otterrà mai la sicurezza e la stabilità, ma al contrario si continuerà a distruggere ogni speranza di pace.”
Un invito, quello lanciato dal Vaticano, a porre fine ai sanguinosi conflitti che nel 2023 continuano a spargere odio e violenza, massacrando civili e bambini.
Infatti il Papa ha parlato, al Regina Caeli, anche degli ultimi scontri armati nella Striscia di Gaza, “nei quali hanno perso la vita persone innocenti, anche donne e bambini.”