di Fabio C. Maguire
Victoria Nuland ha visitato l’Africa e per chi conosce questo nome sa bene che non è per missione umanitaria o diplomatica.
La Nuland è stata il braccio destra di Obama, di Bush, di Biden, ha prestato servizio in diverse amministrazioni presidenziali sia repubblicane sia democratiche sempre come supervisore della politica estera statunitense.
Si è resa nota per lo scandalo in Ucraina nel 2014, dove si è contraddistinta per il sostegno dato ai rivoltosi, smerciando merendine e panini ai manifestanti per dopo studiare a tavolino, con l’allora ambasciatore statunitense a Kiev Geoff Pyatt, il nuovo corpo politico che avrebbe guidato il paese verso la “transizione democratica.”
Per molti dei popoli che hanno subito l’ira dell’imperialismo americano il nome di Victoria Nuland è presagio di sventura e conflittualità.
Anche in Africa, in Niger, la Nuland ha provato a stravolgere il corso degli eventi ma con scarso successo.
Dopo essere stata accolta dai militari, ha tentato di farsi avanti con la consueta spocchia ed arroganza americana, pretendendo di incontrare il comandante delle forze armate nigerine, il generale Abdourahamane Tiani, ed il deposto Presidente Bazoum.
La Nuland non è stata però soddisfatta perché ad accoglierla è stato il colonnello dell’esercito Moussa Salau Barma che si è mostrato davvero poco accondiscende alle richieste della neocon.
Come da programma, le argomentazioni della diplomatica americana si sono limitate a mere provocazioni e messe in guardia, a delle intimidazioni.
Come portavoce della Casa Bianca, la Nuland ha avvertito che Washington potrebbe considerare la nuova giunta militare come golpisti, almeno se questi non decidessero di abbandonare la partita, e ancora i nigerini sono stati diffidati dal avere rapporti con la Wagner, aspetto che maggiormente preoccupa il Pentagono.
D’altronde la reazione americana si è sempre limitata a minacce ed intimidazioni ma questa volta sembrano non produrre risultati.
Il Niger se n’è letteralmente fregato degli avvertimenti di Washington e dei suoi scagnozzi, forse perché l’impero americano è in una profonda crisi, o forse perché adesso con la Russia ritornata al suo vecchio splendore i colonialisti dell’Occidente fanno meno paura.
Se la Nuland sperava di arrivare in Niger e comprarsi il paese con qualche merendina ha clamorosamente sbagliato i calcoli perché questa non è l’Ucraina del 2014.
Questi paesi conoscono bene la dominazione occidentale e la false promesse di libertà e democrazia, ed è proprio per questo che adesso guardando con orgoglio alla Russia e in lei trovano un fidato e leale alleato.
Victoria Nuland ha fallito la sua missione perché il popolo africano vuole vera libertà, indipendenza, sovranità e giustizia.
Uomini e donne incorrotte difficilmente si faranno ammaliare dalla sanguinante bandiera a stelle e strisce.