Il laboratorio di Verona per la Libertà ci dimostra come solo un Popolo Unito possa fare la differenza!
Gli esiti del voto amministrativo dimostrano come i partitini antisistema non siano riusciti a sfondare, nonostante il disastro economico sociale annunciato da tempo sia ormai una realtà sotto gli occhi di tutti.
La motivazione risiede innanzitutto nella mancanza di unità tra le varie realtà che dicono di voler opporsi alla dittatura sanitaria, al pensiero unico, alla guerra della Nato, all’europeismo servi della finanza e al graeat reset, ma che rimangono legate forzatamente alle vecchie logiche di partito, in primis quella di non rinunciare alla bandiera.
Il laboratorio e l’esperienza di Verona, in questo senso, ha dimostrato che un’unità può e deve esserci; un’unità che parte da una piazza non ideologica che ha saputo costruire una coalizione a sostegno del candidato sindaco Alberto Zelger (uscito per l’occasione dalla Lega draghiana), che si è avvicinata alla soglia di sbarramento, purtroppo senza superarlo “grazie” ad un movimento, 3V, che ha preteso di correre solitario a fronte di uno 0,4% che, se fosse entrato in coalizione, ci avrebbe permesso di avere un consigliere comunale libero nel pensiero e nell’azione, libero da ideologie di partito, non allineato e non rispondente alle logiche di spartizione romane.
La lista civica di Verona per la Libertà è nata dalle proteste piazza, una piazza trasversale che è rimasta sé stessa, che a differenza di altre realtà non ha mai ospitato politici, né si è fatta comprare da partitini facendo quindi solo il proprio dovere: quello di dare voce ad un popolo che deve essere unito!
Alcuni militanti storici di partito con chiare e determinate visioni politiche ci hanno appoggiati esternamente, penso ad esempio a Luca Castellini, ma senza chiedere nulla, senza far pesare la propria “ingombranza” e soprattutto in maniera non ideologica, impedendo quindi ai media di minare la nostra credibilità attraverso i funzionali opposti estremismi.
Credo che i partiti debbano iniziare a prendere in considerazione l’idea di camminare a fianco del Popolo e non porsi davanti ad esso come guide indiscusse, con il pericolo di essere da un momento all’altro “comprati” dai poteri noti (5 Stelle docet), in modo da realizzare quell’unione di intenti, quella variabile non catalogabile a destra o a sinistra, da rappresentare in un unico contenitore che avrà una sola bandiera: quella italiana.
Francesca Menin, attivista della piazza libera di Verona per la Libertà