UNITÀ COME PRIMO STRUMENTO CHE CONDUCE ALLA VITTORIA
Se è vero com’è vero che le rivoluzioni muoiono sul singolo è altrettanto vero che è la stessa storia di questo Paese a ricordarcelo, ed il Fronte del Dissenso non può permettersi alcuna divisione al suo interno
di Pamela Testa
Non ci siamo, non ci siamo proprio…
Immersi fin sopra la punta dei capelli in mare di problemi come quelli al momento legati alla presentazione delle liste per le prossime elezioni del 25 settembre, con un Mattarella che dopo anni di scandalose meline ora decide che bisogna battere tutti i record d’indizione delle consultazioni elettorali, e con l’ormai conclamato ostruzionismo della Lamorgese che con il suo Ministero non è ancora riuscita a partorire i moduli necessari per la raccolta delle firme, ecco che nel più autolesionista e divisivo spirito italico, quello dei feudi e dei comuni di medievale memoria, saltano fuori spaccature e personalismi che ci stanno togliendo forze preziose, forze che dovremmo invece rivolgere alla lotta contro i poteri globalisti e tecnocratici che avvelenano la Nazione.
Nel continuare in questa mia esposizione di pensiero, preciso da subito che NON giudico e NÉ sto puntando il dito contro nessuno, ma le stoccate – e non certo in punta di fioretto – che ci stanno arrivando sotto forma di strumentali critiche, collaborazioni che si abbandonano, vecchi e “compromettenti” filmati che sono però tutti da contestualizzare (e fermo restando che a chiunque va quantomeno consentito un ripensamento rispetto a quanto può aver detto in precedenza), stanno ingenerando malefica confusione in tutto il Fronte del Dissenso.
Ho amici di categorie lavorative completamente differenti dalla mia che mi parlano di loro gruppi Telegram (sto parlando di gente sospesa per quattro, cinque e più mesi perché renitenti alla vaccinazione), nei quali più volte si confrontano animatamente arrivando persino a dare del massone, dell’infame, dell’infiltrato del Sistema a l’uno o all’altro candidato, e se questo avviene in una comunità di persone comunque affini per posizione lavorativa e certamente accomunati dalla vigliaccata che hanno dovuto subire dal Governo Draghi, possiamo facilmente intuire cosa possa accadere in una comunità molto più eterogena ancorché formata (si spera) di milioni di resistenti.
L’ultimo colpo in questo senso lo incassiamo oggi dal Prof. Fusaro (che personalmente ammiro e seguo da tempo) il quale – con strabordante dovizia di particolari e motivazioni – ha comunicato la sua decisione di concludere la propria collaborazione con uno dei partiti che dovrebbe essere in lizza il 25 settembre.
Per carità, il Professore è stato sin dall’inizio una delle voci più autorevoli e produttive del Dissenso, e credo che già questo possa bastare per averlo sempre tra i “nostri”, ma già da giorni abbiamo preso atto di chiusure varie come quella di Italexit che per varie motivazioni ha deciso di correre da solo, oppure di Francesco Toscano, Presidente di Ancora Italia, che è sulla stessa riga forse perché forte di alcune proiezioni che lo vedono come partito e come candidato più in voga tra i Resistenti.
A corredo di ciò giungono le candidature del portuale Stefano Puzzer (con annesso filmatino in cui dichiarava che avrebbe sottoscritto col sangue di non voler entrare in politica), quella non ancora ufficializzata della Vice Questore Schilirò (sulla quale sono pronta a scommetterci lo stesso trattamento riservato a Puzzer), quella del Maestro Colombini o del Maresciallo Di Nuzzo che a chiare lettere hanno dichiarato che loro non vogliono entrare nello sporco gioco delle logiche partitiche, e che per questo non andranno neppure a votare(!?)
Nonostante sia stata definita una “estremista” ho invece il massimo rispetto di tutte le opinioni, ma mi dà veramente l’orticaria il fatto di voler improvvisamente ed improvvidamente abbandonare la propria posizione sulla barricata della lotta, non tanto per un puntiglio personale (rispettabilissimo anche quello) ma perché così facendo si perde di vista l’obiettivo principale che TUTTI dovrebbe accomunarci, che al momento è (e rimane) quello della contrapposizione netta, forte, coraggiosa e senza mediazioni al Sistema, perché se qualcuno non lo avesse ancora capito lì dentro noi NON abbiamo semplici avversari ideologici, bensì autentici NEMICI che hanno già provato a farci fuori più volte e con diversi mezzi, e con i nemici lo strumento del dialogo serve a nulla, basta semplicemente guardare le varie trasmissioni oppure leggere le varie testate di regime per rendersi conto che coloro che rifiutano il confronto civile e democratico sono proprio loro!
A questo punto non bisogna necessariamente essere degli strateghi militari per sapere che i NEMICI vanno combattuti e possibilmente battuti se si vuol continuare a vivere liberi sulla nostra terra, ma per farlo si ha bisogno di TUTTE le forze di cui si può disporre.
Allo stato – ed è notizia di oggi – apprendiamo come il PD di Letta ed Azione di Calenda si stiano già accordando su una lista comune con tanto di spartizione prefissata delle poltrone, il che se da un lato dimostra che hanno manifesta paura di milioni di elettori pronti a “votargli contro” per tutto quel che hanno commesso fino ad oggi, nonché per quello che hanno ancora in mente di commettere visto che sono i partiti di quel 20% di benestanti italiani, dall’altro qualcosa dovrebbe almeno farci capire.
A ciò aggiungiamo anche che Forza Italia di Berlusconi (dove si schierano personaggi davvero inquietanti come la Ronzulli) ha già fatto presente che opterà per un’abolizione del “green pass”, proponendo in luogo dell’infame tessera verde soltanto “forti raccomandazioni” su quanto prevederanno le autorità sanitarie per contrastare future e possibili pandemie.
Dunque nulla di nuovo sul fronte occidentale, tutto secondo i classici cliché che sono propri di questi autentici traditori del Popolo, di questi centri di potere, di queste lobby affaristiche che hanno nel “farabuttismo” (passatemi il termine) il loro ignobile e quotidiano agire.
Vedete amici, per fare la rivoluzione (come diceva un mio vecchio professore) bisogna innanzi tutto volerlo ma volerlo TUTTI, perché le rivoluzioni altrimenti muoiono sul singolo ed è proprio la storia di questo Paese – dal passato glorioso ma anche disgraziato – a ricordarcelo oggi come il più severo dei moniti.