di Fabio C. Maguire
Il 2023 segna l’inizio di un sommovimento popolare europeo che ha investito le principali capitali e città europee.
Le ultime settimane sono state teatro di molteplici mobilitazioni collettive di lavoratori e studenti, scesi in piazza per esprimere e manifestare il proprio disaccordo e la propria contrarietà circa la consegna di armi al regime di Kiev e la drastica escalation militare favorita dalla NATO.
Le dimostrazioni si sono allargate da Berlino a Madrid, da Parigi a Genova, passando per la Moldavia e arrivando addirittura negli Stati Uniti.
Il popolo tedesco è sceso in piazza in svariate occasioni e in diverse città, con manifestazioni tenutesi nella capitale fino a sit-in organizzati fuori le basi NATO.
A Berlino migliaia di persone hanno sfilato in corteo per la città, arrivando sotto l’ambasciata russa per adornare e ricoprire di rose rosse i resti di un carro armato distrutto dagli ucraini e posto nello spazio antistante l’edificio come mera provocazione e affronto ai delegati di Mosca.
La bandiera di Kiev è stata rimossa e celebrazioni solidali si sono svolte nel ricordo dei caduti in battaglia.
Nella cittadina dì Ramstein, nel sud-ovest dello Stato, si è svolto un presidio di centinaia di persone fuori la base aerea che fu luogo di discussione per ulteriori sostegni militari all’Ucraina, oltre che importante centro logistico.
I manifestanti hanno sventolato decine e decine di bandiere russe e hanno chiesto a gran voce che venisse fatta chiarezza sulla questione del Nord Stream, attribuendo la responsabilità agli agenti della NATO per tutti i problemi causati in questi ultimi settant’anni.
In Francia le strade di Parigi da giorni sono colme di cittadini che hanno marciato per tutto il centro città, contro la guerra e il servilismo di Macron, contro l’invio di armi e le sanzioni di Bruxelles.
In testa al corteo un grande striscione, sintesi del sentimento francese, citante: “uniti contro la guerra.”
La capitale iberica Madrid è stata luogo di altre mobilitazioni in cui si è espressa un avversione profonda per “l’aumento del budget militare e della consegna dei carri”, chiedendo al governo di Kiev un rapido cessate il fuoco.
La stessa Moldavia che è al centro delle discussioni e delle vicende geopolitiche in questi ultimi giorni è stata attraversata da importanti manifestazioni di cittadini che si sono opposti alla politica interventista e discriminatoria governativa.
I moldavi hanno affermato come la presidenza europeista di Maia Sandu stia conducendo il Paese verso un nuovo e sanguinoso conflitto, invece di occuparsi della crisi nazionale.
L’Italia fortunatamente non è rimasta in disparte a guardare e migliaia di lavoratori hanno marciato a Genova in una mobilitazione generale convocata dal CALP.
In testa i storici portuali genovesi, che insieme a tanti altri dissidenti e antagonisti, hanno sfilato fin dentro il porto cittadino contro la guerra e i pacchetti aiuto del governo Meloni.
Le contestazioni si sono registrate anche negli Stati Uniti, cuore della macchina imperialista e capitalista, dove uomini e donne hanno espresso il loro malcontento per i continui aiuti e i fondi stanziati per l’Ucraina.
Una nuova era di lotta si sta aprendo in Europa e nel Mondo, decine e decine di popoli stanchi dell’oppressione e della fame scendono nelle piazze contro le aspirazioni espansionistiche ed egemoniche statunitensi.
La nuova primavera dei popoli è iniziata e nelle nostre mani risiede la forza del progresso.
Il mondo unipolare di stampo americano è destinato al fallimento, marciamo uniti verso l’orizzonte della libertà.