NOSTRO FRATELLO E CONSIMILE.
“Lo scriverò per prima io precedendo qualche servo di giornalista.
La mia condanna per essere venuto in Donbass e da oggi definitiva.
Lo Stato italiano mi accusa di mercenariato e reclutamento.
Non ho commesso nessuno dei due reati, e dal dibattimento processuale è emerso in maniera limpida.
Partiamo dal presupposto che in Italia non si fanno più i processi per contumacia (cioè in assenza dell’imputato), ma hanno trovato il modo di fare un eccezione.
Per l’accusa di essere un mercenario è stato ampiamente dimostrato che che non lo ero, mentre l’accusa di essere un reclutatore era talmente surreale, che non volevo crederci.
Ma si tratta di una sentenza politica, per questi servi la Russia è il nemico e io sono un nemico doppio e dovevo essere punito perché fosse da esempio.
Non a caso per iniziare il caso è stato scelto un pubblico ministero vicino a magistratura democratica e io nel 2018 venni a conoscenza dell’inizio dell’indagine attraverso le pagine dell’espresso (gruppo Gedi) e questo spiega tante cose.
Non solo nessuno che ha combattuto e combatte dalla parte ucraina, con stipendi migliaia di euro è stato condannato, ma la stessa procura di Genova ha dato il non luogo a procedere per un ragazzo militante di CPI che combatteva da parte ucraina.
Come può chi dice di amare l’Italia combattere per i nostri aguzzini americani, ancora non riesco a comprenderlo, ma questa è un altra storia.
Si è consumata un ingiustizia, perché la giustizia italiana è da sempre controllata da Washington.
In questi hanno ho fatto una grande evoluzione politica e umana, non sono più l’Andrea di 10 anni fa, ma la mia battaglia seppur con una consapevolezza diversa rimane la stessa.
Voglio cacciare l’immigrato che occupa la nostra Italia dal 1945.
Seppure mi sento tradito dallo Stato italiano continuerò ad amare l’Italia da esule.
Forse è giusto così, visto che in passato ho commesso errori ed è giusto che venga punito, ma non per questa mia scelta, non perché sono un mercenario o un reclutatore, perché non lo sono.
E soprattutto sono dalla parte giusta della storia.
Qui in Russia continuerò a fare quello che faccio, aiutare la popolazione, organizzare eventi culturali, fare informazione libera e lavorare.
Per me la porta dell’Italia è chiusa, ma proprio perché in Italia lascio parte del cuore invito tutti gli amici e conoscenti a venirmi a trovare, la Russia è grande e bellissima.
E sebbene condannato, chi mi viene a trovare non compie reato, perché certo non favorisce la mia “latitanza” io sono un uomo libero.
Andrea Palmeri