TORNARE ALLA LOTTA DI PIAZZA PER RITORNARE AD UNA CULTURA IDENTITARIA CONTRO IL POTERE GLOBALISTA
Bollata come espressione dei regimi totalitari del passato, la “Cultura Identitaria” è oggi invece uno strumento di fondamentale importanza per la difesa dei Popoli dalle tecnocrazie globaliste
di Pamela Testa
Lo abbiamo osservato proprio nei giorni scorsi come in Albania ed in Sri Lanka ci siano state eccezionali sollevazioni popolari che hanno visto scendere in strada milioni di cittadini, genti che rivendicavano il loro diritto ad esistenze degne di un essere umano e non di “sudditi” sempre più vessati da poteri tecno-globalisti che puntano ad impoverire sotto tutti i punti di vista popolazioni a cui, in maniera ormai incontrollata, viene spudoratamente sottratto il frutto del proprio lavoro, oltre che la privazione di diritti naturali e fondamentali.
La domanda che probabilmente in molti si saranno posti è perché in quei Paesi sia stata possibile una sollevazione popolare di quelle dimensioni mentre dai noi non si riesce a fare altrettanto?
Solo perché quelli sono Paesi “poveri” e “retrogradi” che hanno perciò popolazioni disperate, mentre noi?
La risposta – che non può essere semplificata in poche battute – è chiaramente NO, ma a fare la reale differenza tra quei popoli (che non sono affatto “retrogradi”) e noi sta in un qualcosa che gli italiani sembrano aver irrimediabilmente smarrito, ovvero quell’essere Popolo d’una nazione che possiede ancora una coscienza “identitaria” realmente partecipata dunque consapevole e condivisa, e che diviene perciò Cultura.
I cosiddetti “intellettuali” ed i media squallidamente iscritti a libro-paga dei grandi poteri tecnocratici si sono spessissimo sperticati nel bollare senza appello il pensiero ed i movimenti identitari come un retaggio ed un’espressione dei totalitarismi del passato, ed a ben vedere aggiungerei io visto che il nefando pensiero-unico globalista punta proprio all’esatto contrario, ovvero ad appiattire le coscienze, ad annichilire i coraggi, a spersonalizzare l’individuo finanche nel suo essere uomo oppure donna.
Tutto ciò in una sorta di “organismo geneticamente e mediaticamente modificato” che diventa così strettamente funzionale alle più spregiudicate logiche del capitalismo askenazita, nonché degli Stati-servi che lo appoggiano in nome di un’inarrestabile progresso che, nella realtà, segna invece il tragico regresso d’una pressoché intera Umanità.
Considerato che chi Vi scrive non ha mai creduto nella semplicistica, ignorante ed anche subdola equazione che vuole ogni espressione del passato come un qualcosa che non può più esser preso ad esempio, questo perché intrinsecamente “involutivo” rispetto a quel “progresso” alla quale la collettività deve invece puntare, credo che a queste nostra società occidentali sempre più frammentate da singoli interessi (proprio che come lo sono le TV on-demand) una reale “Cultura Identitaria” non possa che tornare a risorgere proprio dai movimenti di lotta che, nelle piazze ricolme di manifestanti, trova la sua più elevata nonché eclatante espressione.
Inutile illuderci, scuole ed università sono ormai miseramente relegate ad un ruolo di pura conformazione e non certo di formazione, un qualcosa che per potenza propagandistica (e soprattutto coercitiva come tutti gli studenti di questo disgraziato Paese hanno già avuto la sventura di provare) farebbe impallidire persino il Min. Cul. Pop. del Ministro Pavolini, per questo l’ultima occasione che ci rimane per risvegliare identità e coscienze risiede esattamente in quei movimenti di piazza in grado di dare una percezione “immediata” del proprio pensiero oltre che della propria protesta.
C’è infatti l’assoluta necessità di attrarre quei tantissimi cittadini che da queste informazioni sono stati invece volutamente estromessi e/o manipolati da una stampa quasi completamente e vergognosamente asservita ai voleri del globalismo e di tutte le altre sue laide declinazioni.
Certo, non vi è alcun dubbio sul fatto che un’autentica “Cultura Identitaria” non possa comunque affrancarsi dallo studio, dal confronto e dal dibattito, ma intanto è quella delle manifestazioni la migliore arma che abbiamo attualmente a nostra disposizione; un’arma che è tanto più efficace quante più sono le persone che decidono di impugnarla per difendersi (e sottolineo difendersi) da questi poteri.
In questi mesi ho spesso sentito storie di persone che hanno ceduto all’infame ricatto del c.d. “vaccino” e del “green-pass”, e non ho avuto difficoltà a credere in quei loro oggettivi limiti che li hanno poi costretti a capitolare – per questo ho anche manifestato solidarietà – ma quando a queste stesse persone ho fatto presente che se il Popolo italiano fosse sceso in piazza a milioni tali obblighi sarebbero durati (forse) un quarto d’ora… beh, di fronte a me ho incrociato facce smarrite.
Uno smarrimento che si è poi tramutato in muto imbarazzo quando a questi stessi cittadini ho dunque domandato: “Ma tu, invece di essere affianco a noi, dov’eri”!? (ottenendo come risposta solo braccia che si allargano e sguardi che si abbassano).
Ritengo non ci siano davvero più scusanti poiché a questo punto l’equazione diviene solo e soltanto una, e non c’è Difesa di Diritti che possa prescindere dalla Lotta come non esiste una Lotta che possa prescindere dal ritorno ad una vera “Cultura Identitaria”.