La città ospiterà in un’area di 184000 metri quadrati il progetto DIANA, “Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic”, acceleratore di innovazione nella difesa per l’Atlantico del nord.
Si partirà con un capitale di un miliardo e cento milioni di euro per i primi quindici anni di cui 300 milioni del PNRR e altri 800 provenienti dalle 70 aziende del settore che vi stabiliranno la loro sede.
Saranno sviluppate le deep technologies, le tecnologie emergenti che la NATO ha identificato come prioritarie, tra queste anche i ROBOT KILLER AD INTELLIGENZA ARTIFICIALE, ovvero dei SISTEMI AUTONOMI DI ATTACCO SENZA ALCUN CONTROLLO UMANO.
Il programma di accelerazione della tecnologia militare promosso dalla NATO non è pensato a scopo preventivo, bensì è finalizzato al mantenimento (o al ripristino) dell’ormai debole egemonia occidentale globale, in risposta alla crescente instabilità geopolitica che vede ormai un’insanabile contrapposizione tra il cosiddetto Occidente e il resto del mondo.
In questa corsa agli armamenti promossa e finanziata dall’unione europea a guadagnarci sarà soprattutto l’industria bellica e le imprese ad essa collegate. L’UE infatti ha destinato 8 miliardi di euro alla difesa comune entro il 2027 e 600 milioni di euro solo per il 2022. Nove dei sedici rappresentanti dell’organo consultivo dell’Unione europea che ha portato alla creazione del bilancio militare per il 2022 sono società d’armi e lobby dell’industria delle armi, (Airbus, BAE Systems, Indra, Leonardo, MBDA e Saab, i due istituti di ricerca sulle armi Fraunhofer e TNO, e infine AeroSpace and Defence Industries Association of Europe).
Oltre alle Ogr di Torino, i programmi di accelerazione che partiranno in autunno comprendono anche il Tehnopol di Tallinn, in Estonia (dove c’è un altro acceleratore selezionato a Tartu), il BioInnovation Institute di Copenhagen, e, negli Stati Uniti, il MassChallenge di Boston e il Pacific Northwest Mission Acceleration Center di Seattle.
Le Ogr sono state scelte per la contiguità con il distretto dell’aerospazio. In Italia ci sono anche due centri di test, a La Spezia e a Capua, che copriranno tecnologie in ambito marittimo, aeronautico, big data e nuovi materiali. Il Belgio ne conta 14, dall’intelligenza artificiale ai missili ipersonici, la Francia 10 e la Spagna 8. Due gli uffici regionali, per il coordinamento, in Canada e nel Regno Unito.
Una poltrona nel consiglio dei direttori del Fondo innovazione della Nato, sarà occuparla dall’ex ministro della Transizione ecologica e fondatore dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), Roberto Cingolani.