di Daniele Dell’Orco
Il mondo è un posto molto grande.
E sebbene la vulgata voglia che sia ormai diviso in ‘Russia contro tutti’ in realtà non è così.
Le sanzioni si aggirano, le bolle di trasporto si cambiano, le rotte si aprono, le materie prime si trasbordano e i commercianti fanno soldi.
È ciò che sta succedendo con il gas russo, che l’Europa in pompa magna sostiene di non voler più comprare perché così metterebbe in ginocchio la Russia. E le famiglie europee.
Solo che mentre Ursula von der Leyen, che stranamente da febbraio ad oggi non viene più contestata per le scelleratezze che dice nemmeno dai partiti ex-anti-Ue, sostiene che l’Europa debba applicare un price-cap anche al gas russo oltre che al petrolio, la Russia ha giocato d’anticipo chiudendo il Nord Stream.
Ciò significa che smette di vendere gas all’Europa?
Niente affatto.
Ne vende di più tramite i gasdotti via Turchia e via Ucraina (sic!).
E ne vende MOLTO di più tramite triangolazioni.
La triangolazione è così facile da spiegare che la capirebbe anche un bambino, e persino un bambino, di fronte ad una simile realtà, si chiederebbe: siamo davvero diventati così stupidi?
La risposta è sì.
Già da mesi, materie prime sotto sanzioni vanno e vengono liberamente da e verso la Russia in mille modi: via Kazakistan, via Bielorussia, via Paesi del Golfo, via Turchia. Persino via petroliere iraniane (che a Hormuz da anni contrabbandano petrolio iraniano e ora hanno iniziato a contrabbandare petrolio sia russo che iraniano).
Soprattutto, via Cina.
Ora anche il gas fa lo stesso tragitto.
E lo scopriamo risolvendo un problema aritmetico di base.
Eccolo:
A Pechino, a causa del Covid l’economia è in flessione e la domanda interna di energia è in calo, ma nel primo semestre di quest’anno la Cina ha assorbito più gas naturale russo del 2021. Secondo i dati delle dogane cinesi, da gennaio a giugno la Cina ha acquistato un totale di 2,35 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (GNL), per un valore di 2,16 miliardi di dollari. Il volume delle importazioni è aumentato del 28,7% rispetto all’anno precedente, mentre il valore è salito del 182%. In questo modo la Russia ha superato l’Indonesia e gli Stati Uniti, diventando il quarto fornitore di GNL della Cina nel 2022.
Oltre al GNL, la Russia ha aumentato l’export anche di gas via pipeline (quelli che in Italia c’è gente che dice che non esistono), visto che il Power of Siberia è arrivato a pompare 1 volta e mezzo la portata del TAP (+63,4% nella prima metà del 2022).
Il candidato risolva il seguente mistero: se in Cina, che in generale importa oltre la metà del gas che consuma, a fronte di una domanda che è diminuita drasticamente arriva più GNL di prima, che fine fa il gas liquido ‘in eccesso’?
Semplice, Pechino dice abracadabra, carica il GNL russo su una mega-cisterna (a proposito, la Cina è tra i principali produttori di navi da trasporto di GNL al mondo, ne produce anche per il Qatar, da cui l’Europa compra più GNL finanziando, indirettamente, gli appalti di costruzione tra Doha e Pechino), lo rivende all’Europa come gas ‘cinese’.
Naturalmente, facendoci pagare un rene in più per la stessa materia prima.
I trader con la stupidità dell’Europa infatti fatturano milioni. Perché Bruxelles in questo modo deve pagare la materia prima, che la Cina acquista dalla Russia col 35% di sconto, ad un prezzo di mercato già di per sé folle (sul mercato asiatico il GNL si compra oggi al 200% in più rispetto a maggio), paga l’intermediazione dei gruppi cinesi (Sinopec, Jovo etc.) e per far arrivare le navi cariche dalla Cina, mentre chiede ai cittadini di pagare la bolletta 10 volte di più, consumare meno e girare in monopattino per salvare il pianeta… inquina pure!!!
Il tutto, per:
1) punire Putin;
2) evitare di finanziare la guerra contro l’Ucraina;
3) riempire gli impianti di stoccaggio.
Invece, grazie a questa mossa davvero geniale l’Europa ottiene:
1) punire i propri cittadini;
2) pagare la quota di stoccaggio un occhio della testa che comunque, anche al 90%, non basterà per superare l’inverno (e quindi bisognerà comprare altro gas da qualche altro intermediario in inverno pagandolo ancora di più);
3) finanziare allo stesso tempo sia la Russia che la Cina.
Nota ancor più comica: l’Europa ora sta approfittando, svenandosi, di una congiuntura positiva vista la situazione dell’economia cinese. Ma non appena l’attività economica del Dragone tornerà a crescere a pieno ritmo, la domanda interna risalirà e Pechino non esporterà più il GNL russo per riscaldare l’Europa che, di questo passo, cioè senza visione ma solo follia galoppante, non sarà mai pronta, nemmeno nel 2023, a dire davvero addio al gas russo e a quel punto dipenderà dai capricci sia di Putin che di Xi Jinping. Anche perché, in Italia ad esempio, i rigassificatori che arriveranno a maggio dovranno essere riempiti di gas che da mesi ai cittadini europei continuano a far credere che sarà ‘solo’ quello americano di Joe Biden.
Ma non sarà così.
Nel frattempo, per provare a riscaldarci e non far rimanere le industrie al buio, dovremo finanziare: la nota democrazia dell’Algeria, la nota democrazia dell’Azerbaigian, la nota democrazia del Qatar, la nota democrazia dell’Arabia Saudita e ora anche la nota democrazia della Cina.
E tutti loro, con i nostri soldi, a vario titolo, finanziano colui che mettendo in piedi questa mostruosità non volevamo più finanziare: Putin”.