di Fabio C. Maguire
L’Azerbaijan ha dichiarato che le FFAA dell’Armenia hanno colpito diverse postazioni lungo il confine azero.
La notizia è stata smentita da Erevan che ha negato le accuse.
Baku, incurante delle dichiarazioni del Presidente armeno, ha frettolosamente trasferito personale e mezzi militari lungo il confine, aumentando in modo significativo la presenza a ridosso della frontiera armena.
Il Presidente della Russia, Vladimir Putin, come avvenuto in passato, ha provato a mitigare la situazione, mediando con il Ministro degli Esteri azero ed armeno.
Jeyhun Bayramov, in una conversazione con il leader del Cremlino, avrebbe assicurato che Baku sarebbe disposta ad una intermediazione con Erevan, al fine di prevenire un ennesimo scontro armato nella regione.
Avendo ricevuto una risposta positiva da Baku, Putin ha successivamente parlato con il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, per trovare una soluzione diplomatica alle crescenti tensioni tra i due paesi.
Erevan, invece, non avrebbe accettato un colloquio con Baku, rifiutando la proposta di Mosca di trattare con l’Azerbaijan.
Erevan ha riferito che l’Armenia avrebbe combattuto e che non ci sarebbero state altre opzioni da valutare per risolvere la crisi.
La conversazione con il Presidente Putin si sarebbe tenuta contemporaneamente alle esercitazioni militari congiunte tra Armenia e Stati Uniti.
La situazione, viste le ultime mosse del Presidente armeno, potrebbe essere la seguente.
L’Armenia, spinta da un forte sentimento revanscista, vorrebbe porre definitivamente fine alla questione del Nagorno-Karabakh attraverso un’iniziativa militare, evitando dunque di intrattenere sterili colloqui con l’Azerbaijan.
La Federazione Russa, vista la sua natura di potenza diplomatica, non avrebbe consentito lo scoppio di un conflitto a ridosso dei propri confini e avrebbe optato per una soluzione politica attraverso una mediazione con Baku ed Erevan.
Il Presidente armeno Pashinyan, infastidito dalla reazione di Putin, avrebbe accusato Mosca di inattività e tradimento, trovando negli Stati Uniti un valido partner per perseguire i suoi interessi politici.
Infatti, Erevan si è notevolmente distaccata dalla Russia, non partecipando alle esercitazioni CSTO in Bielorussia, sostenendo Kiev con aiuti umanitari e rifiutandosi di sottoscrivere un accordo con l’Azerbaijan.
Sempre Erevan avrebbe espressamente richiesto di aderire ai Trattati di Roma, dunque alla Corte Penale dell’Aia, la stessa che ha perseguito la scorsa primavera il Presidente russo.
Washington avrebbe colto l’occasione, convinta di indebolire Mosca e per assicurarsi una porzione del bottino dei vincitori.
Infatti, la Repubblica dell’Artsakh è ricca di petrolio e gas naturale, i due preziosi minerali che hanno tracciato la politica estera statunitense negli ultimi decenni.
In conclusione, l’Armenia vista la reticenza della Russia a sostenere uno scontro armato con l’Azerbaijan, che potrebbe anche compromettere le relazioni con la Turchia, si sarebbe rivolta agli Stati Uniti che di guerre e omicidi non sono mai sazi.