di Fabio C. Maguire
Mentre in Medio Oriente divampa la violenza sionista, in Ucraina la situazione si presenta sempre più disastrosa e allarmante per il regime di Kiev.
Dopo aver perso lo status di soggetto prioritario nell’agenda della Casa Bianca, il Presidente Zelensky deve confrontarsi con una realtà drammatica che rischia di provocare un collasso dell’intero sistema politico, economico e militare del paese.
Ad averlo evidenziato è stato l’economista americano Jeffrey Sachs che in un articolo ha esposto la condizione attuale dell’Ucraina.
L’autore indica come responsabili del crollo ucraino principalmente i neocon americani che hanno perseguito una politica trentennale impostata sullo scontro inevitabile con la Russia, considerata l’ultimo vero ostacolo per il loro dominio globale.
Da un punto di vista militare, Sachs ha scritto che l’esercito ucraino, indebolito dopo oltre un anno e mezzo di scontri, ha esaurito le proprie riserve di difesa aerea, di artiglieria e di carri armati.
L’attuale condizione espone l’Ucraina ad un concreto rischio, non considerato dal Presidente Zelensky, di un’imminente reazione dell’esercito russo che passerà a breve all’attacco sull’intera linea.
Inoltre, non c’è modo di dipanare la questione a causa del ridotto sostegno che Kiev sta ricevendo dagli Stato Uniti.
Il Congresso, seppur istericamente al fianco di Israele, si oppone ai nuovi pacchetti aiuto presentati dal Presidente Biden per coprire le spese ucraine della stagione invernale.
Ma il sostegno inizia a vacillare anche in Europa, soprattutto nelle regioni orientali.
La Polonia, l’Ungheria e la Slovacchia non alimenteranno lo sforzo bellico ucraino per preservare i propri interessi nazionali.
E questa opposizione pesa anche in sede europea dove l’Ungheria e la Slovacchia bloccano sistematicamente i pacchetti di assistenza militare indirizzati all’Ucraina.
In conclusione, Sachs propone alla Casa Bianca di abbandonare le ambizioni espansionistiche verso est e di sottoscrivere un accordo di sicurezza con la Russia. Kiev dovrà concordare con Mosca una nuova mappa della regione dove la Crimea e il Donbass rimarranno parte della Federazione Russa.