Il discorso di Zelensky al Congresso americano ha sollevato la domanda: “Chi vuole la pace tra Zelensky e Biden?”.
Secondo l’articolo di una firma autorevole del Washington Post, David Ignatius, Biden è la colomba e Zelensky il falco. Ignatius nota che, nel discorso al Congresso americano, Zelensky ha utilizzato la parola “vittoria” 11 volte, a differenza di Biden, che non la usa mai. Inoltre, Zelensky ha invocato la figura di Roosevelt che, durante la Seconda guerra mondiale, aveva promesso agli americani la sconfitta completa della Germania nazista. Così facendo, il presidente ucraino ha creato un paragone implicito tra Hitler e Putin: il secondo, come il primo, andrebbe sconfitto sul campo dagli americani in via definitiva. Zelensky ha infatti ribadito che il dialogo diplomatico non avrà inizio fino a quando la Russia non si sarà ritirata da tutti i territori ucraini. La conclusione di Ignatius è che Biden è molto più moderato di Zelensky.
A mio giudizio, la tesi di Ignatius può essere sfidata alla luce di numerosi fatti e circostanze. In primo luogo, Biden, oltre a fornire 100 miliardi di dollari per la guerra in Ucraina, ha promesso a Zelensky il suo sostegno militare “fino a quando sarà necessario”.
Questo non è certamente l’atteggiamento di una colomba. A ciò bisogna aggiungere le dichiarazioni di Stoltenberg. Siccome il segretario generale della Nato è in un rapporto di subordinazione diretta con il presidente degli Stati Uniti, è impossibile che dica qualcosa sulla guerra in Ucraina non condivisa da Biden.
Stoltenberg ha dichiarato di recente che l’Ucraina entrerà nella Nato e lo ha persino messo per iscritto senza essere smentito da Biden. Una simile circostanza rende difficile parlare di moderazione da parte della Casa Bianca nella guerra in Ucraina. Affermare che l’Ucraina entrerà nella Nato equivale a una dichiarazione di guerra nei confronti della Russia ed è inimmaginabile che Stoltenberg si muova in maniera così autonoma su un terreno tanto delicato.
Biden ha un interesse a portare avanti la guerra in Ucraina per rendere irreversibile il processo di separazione tra l’Europa e la Russia. Dieci mesi di guerra sono pochi per assicurare questa irreversibilità.
Biden sarà interessato a fermare la guerra soltanto se gli interessi americani saranno danneggiati ovvero se la Russia usasse l’arma nucleare o se si verificasse un processo di sfaldamento della solidarietà europea verso l’Ucraina in seno alla Nato. In sintesi, ecco la mia tesi: la guerra ideale di Biden è una guerra prolungata e “moderata”, se così posso esprimermi.
Ecco perché dà 100 miliardi di dollari all’Ucraina per la guerra, ma non i missili per colpire il territorio della Federazione russa. Come dire: “Avanti con giudizio”. Dal canto suo, è del tutto razionale che Zelensky ambisca alla Terza guerra mondiale per una ragione molto semplice.
Dovendo combattere contro l’Italia, la Francia, il Giappone e chi più ne ha più ne metta, la Russia sarebbe obbligata a ridurre la presa sull’Ucraina.
Noi sappiamo che la Terza guerra mondiale porterebbe in dote quasi certamente una guerra nucleare, ma è comprensibile che, soprattutto in questo momento tragico, Zelensky pensi a salvare il proprio popolo piuttosto che l’umanità intera.
Biden cura bene gli interessi degli Stati Uniti e Zelensky quelli dell’Ucraina. Fa eccezione Ursula von der Leyen che opera contro gli interessi dell’Unione europea. Colei che avrebbe un interesse fortissimo alla pace opera soltanto in favore della guerra.
di Alessandro Orsini