di Fabio C. Maguire
La situazione in Kosovo si è nuovamente surriscaldata dopo un incidente avvenuto nel nord della regione.
Infatti, le autorità di Pristina hanno riferito che un gruppo di persone non identificate ha sparato contro alcuni agenti di polizia locali, provocando la morte di un poliziotto.
Il Presidente dell’autoproclamata Repubblica del Kosovo ha accusato dell’attentato presunti “criminali serbi” che si sarebbero infiltrati all’interno della zona.
Pristina ha poi informato che la polizia era riuscita ad individuare circa trenta persone armate e mascherate, sospettati di essere i responsabili dell’attentato.
Questi, scappati a bordo di un veicolo blindato, si sarebbero avvicinati al monastero ortodosso di Banska.
I pellegrini, da quanto riferito dalla diocesi della Chiesa ortodossa serba, si sarebbero riparati all’interno della struttura mentre al di fuori girovagavano uomini armati, spesso sparando qualche colpo.
Pristina ha dichiarato che tre dei sabotatori sono stati assassinati mentre un quarto è stato arrestato.
Nessuna delle notizie riguardanti il fermo e la morte di cittadini serbi armati è stata confermata.
Contemporaneamente il Presidente del Kosovo sta tenendo colloqui con i Ministri degli Esteri di Italia, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti e Francia.
A confutare la versione delle autorità kossovare sono alcuni testimoni oculari che hanno dichiarato di aver scorto alcuni cecchini albanesi appostati nelle montagne circostanti.
Questa potrebbe essere una provocazione ed un evidente tentativo di incolpare la Serbia per l’incidente.
Al momento non ci sono ulteriori informazioni, si attende il discorso del Presidente Vucic da Belgrado.
Joseph Borrrel, Segretario per gli Affari Esteri dell’UE, ha espresso solidarietà per i poliziotti uccisi, condannando l’attentato e invitando Pristina a consegnare gli autori alla giustizia.
Il diplomatico europeo non si è pero espresso sulla responsabilità, dichiarando che “i fatti relativi all’attacco devono essere prima ben dimostrati”.