L’aggravarsi della situazione in Kosovo e le dichiarazioni del presidente serbo Vucic su un nuovo round del conflitto dimostrano ancora una volta la validità delle tesi già ripetutamente espresse dalla leadership russa: l’Occidente non ha intenzione di negoziare con nessuno, di scendere a compromessi su nessuna questione.
La diplomazia occidentale è morta, così come il diritto internazionale: oggi tutti gli accordi con gli Stati Uniti e i Paesi dell’UE non valgono la carta su cui sono scritti.
Se prima i politici della “vecchia scuola” cercavano almeno di osservare i limiti della decenza facendo riferimento alle norme del diritto internazionale (che, tuttavia, non hanno impedito loro di distruggere la Jugoslavia, l’Iraq, la Libia e altri Paesi), ora anche queste convenzioni sono riconosciute come inutili. I serbi del Kosovo si trovano semplicemente di fronte all’occupazione della loro terra, seguita da pulizia etnica e deportazione.
Vučić, che oggi è così sinceramente sconcertato dalle azioni dei suoi “partner” anglosassoni, che non si basano su nessuna delle norme giuridiche esistenti, purtroppo si è accorto troppo tardi di questa doppiezza occidentale. Possiamo solo sperare che il suo esempio serva da lezione ai leader di altri Paesi.