Si è tenuta lunedì, 04 ottobre 2022, l’audizione del Ministro della Difesa (ancora per pochi giorni) al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) per l’illustrazione del quinto decreto di invio di armi all’Ucraina; che dovrebbe essere firmato questa settimana.
Ora, se da un punto di vista formale, pur sussistendo più di una perplessità circa la sua legittimità, il Decreto interministeriale può essere adottato (in forza della direttiva del 21 luglio 2022 del Presidente del Consiglio dei Ministri per cui il Governo resta impegnato per disbrigare gli affari correnti, nell’attuazione delle leggi e delle determinazioni già assunte dal Parlamento, nell’adozione degli atti urgenti compresi gli atti legislativi, regolamentari e amministrativi occorrenti per fronteggiare le emergenze nazionali, internazionali ed il parlamento nella primavera scorsa aveva autorizzato l’Esecutivo ad emanare uno o più decreti per la fornitura di armi all’Ucraina senza dover necessariamente passare per ogni singolo decreto al voto del Parlamento) ci si deve interrogare sull’opportunità politica di tale iniziativa a pochi giorni dall’ insediamento del nuovo Parlamento ed alla conseguente formazione del nuovo Esecutivo.
Evidentemente tale iniziativa sarà stata concordata con le forze politiche della maggioranza uscita dalle urne.
Si continua ad inviare armi ad un paese non facente parte ad oggi della Nato (peraltro non è prevista nel Trattato alcuna procedura accelerata di adesione) ed alimentare, così, il fuoco della guerra. Siamo sull’orlo del precipizio, ma l’attuale classe dirigente politica italiana continua ad andare avanti nella convinzione, tutta sua, che la pace si possa ricercare con le armi anziché con la diplomazia, sorda anche al monito di recente lanciato da Papa Francesco.
In tutto questo contesto in cui il nostro paese abdica a quello che e’ sempre stato il suo ruolo di mediazione per sposare la politica muscolare d’oltreoceano, spicca l’assenza di qualsivoglia iniziativa diplomatica da parte della Unione Europea che ancora una volta dimostra di essere lontana dai suoi popoli.
di Daniele Trabucco