Di Carla Peroni
C’è un corto circuito in atto in questo Paese se il Vicepresidente sia della Commissione Giustizia che della Commissione Antimafia è lo stesso personaggio che per 4 anni è stato a capo della Dna (direzione nazionale antimafia) e sotto la cui guida si sono verificati oltre 200mila accessi non autorizzati da parte del finanziere “spione” Striano.
Se state pensando che effettivamente De Raho potesse non sapere, vi diciamo subito che non è questo il caso.
Striano era responsabile del Gruppo Sos (segnalazione di operazioni sospette) della Dna e si era distinto nel periodo in cui era stato aggregato presso il centro operativo della Dia di Reggio Calabria.
È proprio lì che il finanziere svolge il suo lavoro investigativo fornendo all’allora procuratore capo di Reggio Calabria, De Raho appunto, elementi che avrebbero portato poi all’arresto dell’ex ministro Scajola per l’affare Matacena.
Tutto ciò aveva reso De Raho quasi un eroe, avendo colpito abbastanza duramente l’allora governo Berlusconi. De Raho stesso elogiò l’operato di Striano.
Proviamo a sintetizzare: oggi abbiamo un vicepresidente di commissione parlamentare che non ricorda praticamente nulla di quello che è successo sotto il suo comando alla Dna, non ricorda o non sa che durante il periodo in cui lui era a capo di uno degli organi di sicurezza più importanti dello Stato, il suo “pupillo” Striano ha effettuato oltre 200mila accessi alle banche dati nazionali, dallo sdi al Serpico, scaricando informazioni riservate e personali di politici (soprattutto del centro destra) e vip tra cui Fedez e Cristiano Ronaldo, tali informazioni sono finite nelle mani di un ristretto gruppo di giornalisti che hanno poi dato il via alla macchina mediatica del fango verso questo o quell’altro personaggio.
Ma non finisce qui perché gli accessi sono troppi e non si limitano solo ai nomi usciti fuori e soprattutto ad oggi non è dato sapere dove siano finite (o meglio, a chi siano state date) tutta una serie di informazioni personali e riservate.
Questa è, secondo noi, solo la punta di un iceberg di menzogne e dossieraggi che sono accaduti perché proprio chi dovrebbe controllare e vigilare, è in realtà colui che mette in atto queste azioni deprecabili.
Tutta questa situazione ricorda Platone nel suo dialogo La Repubblica
“È certamente ridicolo che un custode abbia bisogno di un custode”.