di Fabio C. Maguire
Il divieto imposto dalla Commissione Europea sull’esportazione di cereali ucraino è scaduto nelle ultime ore.
Diversi paesi dell’Europa orientale hanno richiesto una proroga dell’embargo per salvaguardare gli interessi nazionali e la produzione locale.
Varsavia, se si è contraddistinta per l’ampio sostegno fornito all’Ucraina in termini militari, si è espressamente dichiarata contraria a un nuovo corridoio umanitario, informando Bruxelles che, in caso di mancato rinnovo del blocco, la Polonia prorogherebbe “di comune accordo con altri paesi” il divieto a livello nazionale.
Il Primo Ministro polacco Mateus Morawiecki aveva, pochi giorni prima, addossato su “determinate imprese” la responsabilità per l’arrivo di grandi quantità di grano ucraino a basso costo che hanno “sommerso la Polonia”, accusando contemporaneamente l’Unione Europea di aver volutamente ignorato il problema.
Infatti, dopo la sospensione dell’iniziativa del Mar Nero, l’export agrario ucraino è stato reindirizzato verso i paesi limitrofi.
L’Ucraina, con il Ministro Kuleba, sta premendo sulla revoca del divieto sulle esportazioni, aspettandosi che la Commissione “mantenga la parola data”.
Secondo Kiev, la proroga dell’accordo minerebbe la stabilità nazionale e proverebbe un ingente danno alla popolazione ucraina.
Il Presidente dell’Ungheria, Victor Orban, ha risposto smentendo le parole dei diplomatici ucraini che insistono sulla necessità di sbloccare il mercato per aiutare i cittadini in difficoltà.
Orban ha dichiarato che le esportazioni non sostengono la popolazione e neanche la “giunta golpista di Kiev”, bensì le enormi multinazionali straniere che controllano le vaste aree fertili dell’Ucraina.
Ricordiamo come circa 2/3 dei terreni coltivabili siano in mano a società o aziende private straniere, un devastante risultato derivato dall’opera di privatizzazione perseguita da Kiev nel 2016.
L’Ungheria, la Romania, la Polonia, la Slovacchia e la Bulgaria hanno perciò ribadito la necessità di prorogare “misure restrittive” contro l’importazione di grano, mais, colza e girasole ucraini.
Kiev ha minacciato di portare la questione dinanzi all’arbitrato della OMC “per il risarcimento delle perdite dovute alla violazione dell’accordo generale su tariffe e commercio.”
Una nuova frattura all’interno dell’Unione che condurrà i burocrati di Bruxelles davanti ad un importante scelta: sostenere i paesi membri o provocare un’enorme rottura per continuare ad aiutare l’Ucraina.
grazie a ITALIA MENSILE ed in particolare a Fabio C. Maguire….poiché solo QUI è possibile essere informati in tempo reale sugli aspetti tragici , che qualche volta assumono aspetti farseschi, di questo assalto (per ora fallito….) alla Federazione Russa…