di Fabio C. Maguire
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è aperta con il discorso del Presidente dell’Ucraina Zelensky.
Secondo i canali statunitensi, il leader di Kiev sarebbe arrivato Washington per elemosinare al “popolo americano” ulteriori soldi da investire nello scontro contro la Russia.
Richieste che preoccupano seriamente una moltitudine di deputati americani allarmati dai reiterati casi di riciclaggio e corruzione che continuano a susseguirsi in Ucraina.
Infatti, al Presidente Zelensky è stato proibito di parlare al Congresso dove avrebbe dovuto mendicare ulteriore assistenza e sostegno.
Ad aver dato la notizia è stato il Presidente della Camera dei Rappresentanti McCarthy che ha negato a Zelensky l’opportunità di discorrere dinanzi ai parlamentari americani.
Sempre McCarthy ha dichiarato di non aver garantito a Kiev l’approvazione di un pacchetto addizionale da 24 miliardi di dollari a causa della riluttanza dei deputati di concedere ulteriori presti all’Ucraina.
Secondo il Partito Repubblicano è inammissibile continuare a sostenere Zelensky vista la pluralità di problemi che gravano sulla responsabilità dello Stato americano.
All’udienza presso il Palazzo delle Nazioni Unite si sono registrate ulteriori complicazioni nelle relazioni tra Polonia e Ucraina.
Il Presidente polacco Duda ha difatti respinto la richiesta del suo omologo ucraino di avere un confronto circa l’attuale divergenza sulla questione del grano.
Varsavia ha espresso irritazione per le parole di alcuni politici ucraini che hanno accusato la Polonia di servire indirettamente gli interessi di Mosca.
A seguito di queste dure dichiarazioni, il Presidente Duda ha informato che interromperà d’ora in avanti l’invio di armi e mezzi militari all’Ucraina per impegnarsi a rafforzare l’esercito nazionale.
Infine, il Presidente Zelensky ha avanzato l’idea di espellere la Federazione Russa dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, un’ipotesi azzardata non accolta dalla Germania che si è però espressa a favore di una rivisitazione dell’architettura dell’Organizzazione.
Il Presidente Putin, impossibilitato a partecipare all’incontro, è stato sostituito dal Ministro degli Esteri Lavrov che ha parlato all’Assemblea dell’impossibilità di attuare il programma di pace di Kiev e delle ingerenze di Washington in Europa orientale.
Il delegato di Mosca ha spiegato che interrompere l’operazione speciale e abbandonare la regione del Donbass equivarrebbe a condannare centinaia di migliaia di persone all’oppressione politica da parte del regime di Kiev.
Lavrov ha evidenziato come l’Ucraina non nasconda le sue intenzioni di sterminio ed è dovere della Russia garantire la sicurezza dei cittadini nel Donbass.
Sull’ingerenza americana in Europa orientale, Lavrov ha dichiarato che dal collasso dell’Unione Sovietica Washington ha operato attivamente per destabilizzare ed influenzare la politica degli ex Stati sovietici in funzione anti-russa.
Il Ministro ha ricordato come la Casa Bianca, citando Victoria Nuland, abbia speso 5 miliardi di dollari per “incoraggiare i politici di Kiev a obbedire all’Occidente”.
In conclusione, Lavrov ha dichiarato, riferendosi agli Stati Uniti, che non è la Russia ad aver rifiutato i colloqui con l’Ucraina, bensì è stato il Presidente Zelensky ad aver promulgato una legge che vieta categoricamente qualsiasi negoziato con Mosca.
Se l’Occidente volesse parlare basterebbe solo imporre a Zelensky di revocare il provvedimento da lui stesso adottato.