A condire il contenuto della denuncia, che la madre ha presentato in procura, sono le dichiarazioni della sorella della vittima, anche lei disabile.
I poliziotti che, secondo quando denunciato dalla famiglia Omerovic, a fine luglio fecero irruzione nella casa a Primavalle di Roma, sono stati individuati e su di loro si starebbe procedendo per il reato di tentato omicidio in concorso. I quattro saranno ascoltati dalla procura capitolina che, nel frattempo, ha già ascoltato i vicini di casa della famiglia rom per ricostruire quanto avvenuto nel l’alloggio popolare a fine luglio. Secondo quanto si apprende nessuna perquisizione è mai stata autorizzata dalla procura capitolina in quell’alloggio. C’è da stabilire, quindi, se i quattro abbiano agito di iniziativa propria o se su disposizione di un più alto in grado ed anche perché.
I fatti risalgono ai primi giorni di agosto. Il sospetto è che Hasib Omerovic, 36 anni, sordomuto, incensurato e di origini rom, sia stato picchiato e che sia caduto dalla finestra di casa dopo che l’irruzione di quattro uomini nel suo alloggio, i quali hanno sostenuto di essere agenti della polizia della questura di Roma. A oggi Omerovic è ricoverato in ospedale in coma farmacologico. A condire il contenuto della denuncia, che la madre ha presentato in procura a Roma dove è stato aperto un fascicolo per tentato omicidio contro ignoti, sono le dichiarazioni della sorella della vittima, anche lei disabile. Adesso la polizia ha aperto un’indagine interna per accertare i fatti.
“La famiglia rom di cui fanno parte i genitori e i quattro figli, due minori e due disabili adulti – si legge in una nota dell’Associazione 21 luglio – avendo portato a termine con successo un percorso di inclusione sociale, è fuoriuscita dall’insediamento di provenienza per fare ingresso in un’abitazione di Edilizia residenziale pubblica in zona Primavalle. La famiglia si è inserita positivamente nel tessuto sociale del quartiere”. Tutto sarebbe nato da un post sui social “successivamente cancellato” e riguardo al quale circolano vaghe voci relative a presunte azioni di Hasib Omerovic volte a infastidire alcune giovani del quartiere. “Sempre secondo l’esposto – continua l’Associazione 21 luglio – il 25 luglio scorso, quando nell’appartamento risultano presenti Hasib e la sorella, anche lei disabile, quattro persone in borghese e senza mandato, qualificatesi come agenti della polizia di Stato, fanno il loro ingresso nell’appartamento. Vengono chiesti i documenti di Hasib, che prontamente li deposita sul tavolo.
Ma questo non avrebbe soddisfatto gli agenti.
Secondo quanto appreso da una testimonianza, sarebbe nata un’improvvisa colluttazione.
L’esposto riporta inoltre che, quando gli agenti escono dall’abitazione, il corpo di Hasib giace insanguinato sull’asfalto, dopo essere precipitato dalla finestra della sua camera da un’altezza di circa otto metri, andando a impattare sul manto di cemento sottostante.
All’interno dell’abitazione sarebbero stati in seguito rinvenuti il manico di una scopa spaccato in due e numerose macchie di sangue su vestiti e lenzuola.
La porta della camera di Hasib sarebbe risultata sfondata.
Portato in ospedale a causa dei numerosi traumi, il giovane Hasib è da cinquanta giorni in gravissime condizioni.
In questi giorni la vicenda è emersa nel corso di una conferenza stampa organizzata dal deputato di Più Europa, Riccardo Magi, e a cui sono intervenuti Fatima Sejdovic, la madre della vittima, e Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio.
Insieme agli avvocati della famiglia, Arturo Salerni e Susanna Zorzi, in conferenza sono stati illustrati i dettagli del tragico evento.
“Voglio conoscere la verità di quanto accaduto in quei drammatici minuti dentro la mia abitazione – ha detto Fatima Sejdovic -. Mio figlio ora è in coma, la vita della mia famiglia irrimediabilmente devastata. Ci siamo dovuti allontanare dalla nostra casa perché abbiamo paura e attendiamo dal Comune di Roma una nuova collocazione. Come madre non cesserò di fare di tutto per conoscere la verità su quanto accaduto a mio figlio e agire di conseguenza”.
Sulla vicenda è arrivata anche la posizione della polizia, direttamente dal dipartimento di pubblica sicurezza che promette massima trasparenza.
“In relazione all’intervento effettuato a fine luglio in zona Primavalle, dagli agenti del locale distretto di polizia, presso l’abitazione della famiglia Omerovic – si legge nella nota del dipartimento – il capo della polizia Lamberto Giannini segue in prima persona gli accertamenti che la questura di Roma sta effettuando per far luce su quanto accaduto con la massima trasparenza garantendo una costante collaborazione alla procura della Repubblica”.
Dopo 30 mesi di Stato di emergenza, Stato di Polizia e emergenze varie le forze dell’ordine sembrano aver assunto un potere senza precedenti ed una cattiveria rara.
Speriamo venga fatta luce, perché quando è il braccio violento dello Stato a picchiare la faccenda diventa seria e pericolosa per tutta la collettività.