Marco Rizzo:
Intervista al Giornale dell’Umbria.
Chi è Marco Rizzo e quali sono le sue principali motivazioni per candidarsi alla presidenza della Regione Umbria?
Sono figlio di un operaio della Fiat Mirafiori e di una casalinga. Ho avuto la fortuna di vivere in una famiglia unita, povera, di grande dignità.
Dai genitori ho avuto la forza di affrontare prove difficili.
Ho avuto anche il privilegio di essere eletto per ben tre volte parlamentare alla Camera e una volta al Parlamento Europeo.
Ora ho 65 anni e non mi dimentico da dove sono partito, un quartiere popolare, Borgo Vittoria, della periferia di Torino.
Amo l’Umbria perché la conosco e sono in sintonia con la sua gente straordinaria.
Proprio da questa regione al centro dell’Italia sono convinto si possa iniziare una battaglia per ridare dignità e sovranità al popolo italiano.
L’Umbria è sempre stata una terra di grandi esperimenti politici.
Oggi vorrei che dalla società umbra, qui, dal cuore dell’Italia, sorgesse una grande speranza collettiva, territoriale e nazionale.
Qual è la visione della Democrazia Sovrana Popolare per lo sviluppo dell’Umbria e quali sono le priorità del suo programma elettorale?
Democrazia Sovrana e Popolare è convinta che solo dalla riconquista della sovranità per l’intera nazione passi la possibilità per i territori di avere risorse concrete per affrontare in maniera profonda ed incisiva i problemi che li attanagliano.
Tra i temi che caratterizzano il nostro programma per l’Umbria c’è la vicenda sanitaria.
Noi vogliamo togliere la sanità alle Regioni e ricostruire una sanità centrale per avere cure sul territorio e di prossimità e ritornare a quell’universalismo della prestazione sanitaria che avevamo prima che venissero chiuse, progressivamente da destra e sinistra, negli ultimi decenni, strutture che, prima del loro smantellamento a vantaggio dei privati, erano dei veri e propri fiori all’occhiello.
Li ricostruiremo. Così come ristruttureremo una solidarietà sociale oggi messa a repenta-glio da governi regionali di ogni colore. Su questo fronte proponiamo, ad esempio, di quintuplicare il finanziamento attualmente ricevute dalle famiglie in difficoltà e l’incremento delle pensioni per gli invalidi civili.
Il nostro obiettivo è aumentarle (74/99% di invalidità) ad 800 euro e a 1200 euro (100% di invalidità) ), con una integrazione regionale valida almeno per due anni e con la richiesta di ‘esportare’ questo criterio in tutta la nazione.
Libereremo da vincoli di appartenenza a quei brand del consenso che oggi sono i partiti, le molte meritorie energie umbre nel centrale comparto culturale e turistico.
Rappresenteremo la domanda di lavoro della società umbra nella quale la cassa integrazione straordinaria, quella che riguarda le aziende in crisi strutturale, da sola è cresciuta purtroppo del 30%.
Questa crescita, concentrata in particolare nel settore industriale, ci racconta una storia triste: la storia di una nazione che, dopo aver, agli ordini dell’UE, deindustrializzato il paese per trent’anni ed aver concentrato le industrie più importati in Germania, adesso segue l’UE in una guerra che sta causando un disastroso calo della produzione tedesca, e a cascata un altro disastro in tutte le industrie locali che da essa dipendono.
Le soluzioni al problema proposti da questa classe politica poi sono delle vere e proprie barzellette. C’è chi parla di rilanciare l’occupazione con il green.
Mi piacerebbe capire con cosa esattamente. Con le auto elettriche?
Che costano il doppio di quelle a combustione e che al momento sono prodotte altrove?
Cosa pensano questi signori, di ri-costruire un’industria in un anno o due?
E poi come?
Sempre tutta la produzione più fruttuosa in Germania e in Italia tre fabbriche per produrre due furgonate di bulloni all’anno?
Noi di Democrazia Sovrana e Popolare siamo il partito di tutto il lavoro. Sosterremo con misure strutturali ma anche locali i lavoratori e le piccole e medie imprese.
Ma deve essere chiaro che per quanto ci si impegni con misure palliative, il problema per il lavoro è a Bruxelles, e che non si potrà mai fare una vera politica per il rilancio economico, industriale e lavorativo del territorio e dell’Italia, senza mettere un freno definitivo alle politiche sognanti e dissociate dell’Unione Europea, a partire da quella per la pace e alla fine della sanzioni per riprendere i rapporti commerciali con la Russia.
Oltre a misure per la sanità, per la protezione sociale e per il lavoro, il nostro programma ha idee molto chiare sulla sicurezza. Occorrono più spesa, più controlli.
Non è possibile che le città umbre siano preda dell’aumento di scippi e delle rapine senza che nulla accada, con destra e sinistra che recitano le loro rispettive parti, facendo solo chiacchiere.
Nell’articolo di Agenparl si parla di incidenti sulla SP 415, una strada nota per essere pericolosa. Qual è la sua posizione riguardo alla sicurezza stradale in Umbria e quali azioni specifiche intende intraprendere per migliorare le infrastrutture?
Il tema della sicurezza stradale in Umbria è strettamente connesso a quello dei collegamenti strutturali.
Questa regione presenta una carenza notevole sia dal punto di vista ferroviario che da quello dei trasporti su gomma.
Per rendere meno pericolose le strade bisogna avere un preciso piano integrato di trasporti ed infrastrutture procedendo ad una razionalizzazione del comparto che in Umbria nessuno ha mai realizzato, lasciando la questione nel caos.
Questa carenza aumenta la pericolosità delle strade. E’ necessario ed urgente un piano di sicurezza per le strade provinciali che hanno un maggior livello di pericolosità, come la SP 415.
Il tema della sicurezza stradale è sicuramente importante, ma quali sono altre aree di intervento che si ritiene fondamentali per garantire un miglioramento della qualità della vita in Umbria?
La qualità della vita si aumenta ridando fiducia alla nostra società, aumentando il senso di protezione sociale e di vicinanza garantito dalle istituzioni, ricostruendo il tessuto produttivo e rivitalizzando il lavoro, battendosi contro gli episodi di delinquenza, aumentando i presidi ed assumendo personale delle forze dell’ordine e garantendo i servizi sociali per il popolo umbro.
Insomma ricostruendo le condizioni per sperare nel futuro, condizioni che son state sepolti dai governi che hanno reso questa Regione preda delle consorterie d’ogni genere.
La gestione delle risorse e dei fondi pubblici è un tema cruciale. Quali strategie propone per ottimizzare l’uso delle risorse a disposizione della Regione e per garantire trasparenza nella loro distribuzione?
Bisogna abbattere i processi di privatizzazione dei settori strategici della Regione, partendo dalla Sanità.
Salute, scuola, formazione, trasporti, infrastrutture sono temi che non si possono assolutamente sacrificare alla logica del profitto come è stato fatto sinora. Vogliamo invertire questa tendenza che per favorire alcuni, penalizza tutti.
Ai signori del profitto preferiamo il popolo. Le stelle polari della nostra amministrazione saranno l’efficacia, l’efficienza, l’ascolto della popolazione umbra. Se non si cambiano le vecchie abitudini di politiche privatizzanti che hanno caratterizzato sia il centrodestra che il centrosinistra, non si riuscirà ad ottenere il riscatto che la gente umbra merita.
Come intende affrontare le sfide economiche della Regione, in particolare quelle legate all’occupazione e allo sviluppo delle piccole e medie imprese?
Le piccole e medie imprese sono l’asse portante del nostro Paese.
Occorre tassare le multinazionali, lo si può fare anche al livello regionale, per impiegare piattaforme regionali e nazionali per l’e-commerce e la logistica ad un tasso bassissimo (al massimo il 5% di sovrapprezzo, contro il 20% o 30% in vigore oggi).
Un procedimento dello stesso genere può essere messo in piedi per gli affitti degli alloggi, per i B&B e per gli alberghi.
Servono piattaforme regionali che non facciano pagare ai piccoli proprietari e ai piccoli albergatori l’altissima percentuale oggi presente. Questo sistema agevolerebbe anche maggiori entrate, dal punto di vista delle tasse.
Qual è il suo approccio verso la sostenibilità ambientale e quali progetti o iniziative prevede da lanciare per promuovere uno sviluppo ecologicamente responsabile in Umbria?
L’ambiente è un tema fondamentale, ma occorre abbattere la truffa del green.
Il 70% dell’inquinamento mondiale dipende dalle prime 100 multinazionali.
La falsità circolante secondo cui il clima cambierebbe per il nostro modello di vita è la frottola che ci raccontano per indurci a cambiarlo e a fare i loro affari con le macchine elettriche.
I signori che si radunano a Davos con i loro aerei privati inquinano molti di più dei cittadini con le loro vecchie Panda.
Ma questi ultimi vengono colpevolizzati.
Si agisce sulle masse e sul costume collettivo per avere clienti adatti alle esigenze delle multinazionali. Questo non è ambiente.
E’ una narrazione funzionale al profitto di pochi che si vorrebbe sorretto dal disagio di molti.
Noi non la beviamo. E ci opponiamo.
Ci sono particolari problematiche sociali o sanitarie che considera prioritarie e su cui vorrebbe concentrare gli sforzi della Regione?
Le questioni che allontanano di più i cittadini dalla politica sono gli sprechi, il malfunzionamento e la corruzione. Proprio per risolvere questi problemi, come prima cosa porterò sotto la lente di una seria verifica le azioni di governo più importanti delle ultime due legislature, quella della Marini e quella della Tesei con controlli della Corte dei conti regionale, perché tutti gli errori, ad essere buoni chiamiamoli così, fatti nei confronti della cittadinanza siano sanzionati e rimborsati.
Qual è la sua opinione riguardo alla collaborazione tra la Regione Umbria e il governo centrale? Come intende gestire eventuali conflitti o sinergie con le istituzioni nazionali?
Senza una sovranità nazionale non può esserci una sovranità regionale.
L’Umbria potrebbe dare avvio, nell’intero Paese alla riscossa per una sovranità nazionale vera.
Noi non abbiamo bisogno di moltiplicare le burocrazie, come intende fare l’autonomia differenziata, ma rendere davvero protagonisti i territori.
Qual è il suo messaggio principale agli elettori umbri e come pensa di differenziarsi dai suoi avversari in questa campagna elettorale?
La destra e la sinistra sono ormai due facce della stessa medaglia.
I partiti che si sono succeduti al governo, hanno perseguito e tuttora perseguono esclusivamente compiti di obbedienza a Bruxelles e alla Nato.
Le loro filiali regionali non fanno eccezione.
Ci differenziamo da tutti gli altri candidati innanzitutto perché abbiamo misure programmatiche di reale cambiamento e poi perché credo, senza falsa modestia, che la mia esperienza politica non sia assolutamente paragonabile a quella di nessuno dei miei avversari. Io conosco personalmente e riesco ad avere un’interlocuzione diretta con i leader politici nazionali, con tutti i membri di governo italiani, con tutti i capi di partito, con Capi di Stato, di governo e ministri stranieri.
Un’esperienza unica nel panorama delle candidature alla carica di presidente di Regione che metterò completamente a disposizione degli Umbri.
L’Umbria, con Marco Rizzo, avrebbe una marcia in più.
(E non solo la Regione del Centro Italia. L’Italia tutta avrebbe bisogno di un Premier come il Coordinatore Nazionale di Dsp, Ndr)