L'Italia Mensile

Ritorniamo all’orgoglio nazionale

Alessandro Cavallini

(Questo articolo viene pubblicato perché crediamo fortemente nel confronto e nella pluralità di pensiero.
Il nostro redattore Alessandro, gran bella penna, è un leone veneto… quindi ha questo pensiero che noi rispettiamo.
Ma per onore di verità specifichiamo che parte di questo pezzo, specificatamente quella sull’800, non rappresenta la linea della Redazione.
Per il resto buona lettura!)

L’Italia è un paese molto strano.
Nel resto del mondo, la cosiddetta destra radicale ha come caposaldo il nazionalismo e l’amore verso la propria storia patria.

Da noi invece, o almeno era così fino a qualche decennio fa, era molto difficile trovare delle bandiere tricolori alle manifestazioni dei gruppi extraparlamentari.

Anche gli slogan non erano da meno, dato che la parola Europa (ovviamente non quella dell’Unione Europea) prevaleva di gran lunga sulla parola Italia.

I motivi di tale atteggiamento?

L’adesione incondizionata ad una certa storiografia complottista e, di fondo, antiitaliana.

Pensiamo ad esempio agli Asburgo, pensati agiograficamente come ultimo baluardo della Tradizione e difensori di una certa visione del mondo. Eppure fu proprio la casa regnante austriaca a decretare lo scioglimento del Sacro Romano Impero per timore che Napoleone Bonaparte, all’epoca apparentemente invincibile, potesse fare suo quello scettro e dichiararsi appunto il nuovo Imperatore.

Ma fu proprio quest’ultimo che nel 1805 diede vita al Regno d’Italia, primo embrione del futuro Stato unitario che vedrà la luce nel 1861, e si fece incoronare anche re d’Italia, dopo essere già divenuto imperatore dei francesi.

Decisione presa non per motivi imperialistici ma per l’amore che lo stesso provava per il Belpaese e per l’antichità romana, di cui riprese l’uso di numerosi simboli.
Senza scordare che se in seguito gli austriaci riusciranno a sconfiggere Napoleone, una grossa mano arrivò loro dai Rotschild, vera e propria centrale finanziaria dell’intera Santa Alleanza.

Per non parlare dello sfruttamento perpetrato dagli Asburgo nei confronti del Lombardo-Veneto. Ricordiamo infatti che erano previsti dazi doganali per le merci in uscita da quei territori verso il resto dell’Impero austroungarico ma non per quelle in entrata.

Se a questo aggiungiamo la nota oppressione poliziesca, si comprende facilmente per quale motivo nel 1848/49 le popolazioni delle grandi città lombardo-venete insorsero contro gli austroungarici (le Cinque Giornate di Milano, le Dieci Giornate di Brescia, l’insurrezione di Venezia per ricordare solo le più importanti).

Tutto questo per dire come certa “storiografia” tradizionalista si fermi alle apparenze delle cose senza analizzare più in dettaglio ciò che realmente accadeva nel nostro paese in quel preciso periodo storico.
E infatti in molti, ancora oggi, sono soliti denigrare Giuseppe Garibaldi e invece di esaltare il Risorgimento italiano lo contestano come avvenimento massonico e sovversivo.

Così facendo, non fanno altro che calpestare la memoria di quegli eroi che hanno dato la propria vita per la nostra amata Patria.
Ed è proprio da qui che dovremmo invece ripartire affinché la nostra Nazione torni ad un sano orgoglio nazionale, elemento indispensabile per chi voglia vedere la propria Nazione svettare nel panorama politico internazionale e non essere sempre trattata a pesci in faccia dal potente di turno.

Senza questo vero e proprio cambio di paradigma la nostra Nazione sarà ostaggio di due fazioni apparentemente contrapposte ma nei fatti entrambe antinazionali: da una parte i “patrioti”, sempre pronti a sventolare il Tricolore ma poi cani scodinzolanti di fronte agli ordini degli yankees, e dall’altra i sinistrati che, pur avendo inserito la bandiera nazionale nei propri simboli di partito, di fatto continuano a coltivare l’odio tipico dei comunisti contro tutto ciò che è realmente italiano e che loro, al contrario, vorrebbero vedere rappresentato dall’Egonu di turno.

Nelle ultime settimane si è parlato tanto di ius scholae per gli stranieri nati e cresciuti in Italia. Ma come possiamo pensare di insegnare la storia patria a chi si trova qui per puro caso quando già i nostri più giovani connazionali nulla sano della stessa?

Provate a fermare un gruppetto di sedicenni per strada e chiedete loro se sanno chi sono stati Garibaldi, Mazzini, D’Annunzio o, peggio ancora, se hanno una qualche nozione dell’antica Roma, dalla cui identità tutti noi proveniamo.

Siamo certi che le loro risposte sarebbero imbarazzanti….

Oggi si è soliti dire che il globalismo è il nemico principale e che bisogna quindi sostenere tutti quei popoli che ad esso si oppongono (Russia, Siria, Iran tanto per citarne alcuni).

Siamo assolutamente d’accordo su questo punto ma vorremmo qualcosa di più: che anche l’Italia cominciasse ad alzare la testa e si riappropriasse del proprio orgoglio nazionale.

Partiamo da qui e tutto il resto verrà di conseguenza.

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