a cura Comitato attiviamo la costituzione
La Costituzione Repubblicana ha individuato per l’Italia un sistema economico misto che vede la coesistenza della proprietà pubblica con quella privata, ma dove la proprietà privata è subordinata a fini sociali (art. 41 comma secondo Cost.).
Con il Decreto liberalizzazioni n. 1/2012 risulta però tradito questo principio a favore di quello, meno nobile, del libero mercato, con lo Stato Italiano che di fatto ha abdicato al suo potere, costituzionalmente garantito, di indirizzo economico affinché l’attività economica possa risolversi nel bene dell’intera collettività e non del singolo.
Sono le leggi dello Stato Italiano che devono determinare i programmi ed i controlli opportuni perché l’iniziativa pubblica e privata possa essere infine coordinata ai fini di pubblica utilità sociale.
Tutto questo con il Decreto liberalizzazioni n. 1/2012 è stato annullato, con piena violazione del dettato costituzionale, per cui da sempre chiediamo una pronuncia della Consulta su questo argomento.
La legislazione dell’ultimo ventennio ha visto la dismissione da parte dello Stato Italiano di gran parte delle proprie fonti di produzione e di ricchezza a vantaggio di Paesi Stranieri quali, primi fra tutti, Francia e Germania, a vantaggio di un’Europa dove è venuta ormai a mancare la condizione di parità tra gli Stati membri, come prevista invece dall’art. 11 della Costituzione.
Vittima di questa deriva ordoliberista con il suo sistema predatorio è il ceto medio produttore italiano, in particolare gli artigiani e le partite iva, anelli deboli deI sistema produttivo economico nazionale che vedono così minati i loro diritti inalienabili e la loro capacità di creare ricchezza per la stessa nazione. Questo programma di privatizzazione della ricchezza nazionale, iniziato negli anni ottanta del secolo scorso, trasferisce i mezzi di produzione nazionale agli investitori privati, anche stranieri, sottraendo allo Stato risorse indispensabili per perseguire tutti quei fini economici di interesse pubblico generale indispensabili per l’esistenza stessa di uno Stato.
Chiediamo pertanto a gran voce un’inversione drastica di rotta per l’economia dell’Italia, che deve abbandonare le politiche liberiste, per abbracciare invece politiche che vadano a vantaggio ed a tutela di tutti i cittadini e non dei soli potentati economici, oltretutto, il più delle volte, anche stranieri!