RIFLESSIONI SUL TEMA DELLA VITA! Dopo la decisione della Corte suprema americana è necessario riaprire il tema in tutto il mondo. L’alleanza anti-globalista, nata nel 2020 contro la narrazione criminale e terrorista del Covid, oggi rafforzata contro le guerre delle Nato, vede l’unione dei popoli nei valori della vita e della libertà e chiede a gran voce un confronto su questo tema.
In questi giorni, a seguito di una recente e ben nota sentenza della Corte Suprema americana, il tema dell’aborto è tornato ad essere ampiamente discusso dall’opinione pubblica.
Noi di WI siamo favorevoli ad un serio e trasparente dibattito sulla questione, e per questo proponiamo alcuni spunti di riflessione indispensabili, a parer nostro, per una corretta e onesta posizione del problema.
1. Esiste un criterio oggettivo, scientifico e condiviso, per determinare a partire da quale momento dello sviluppo embrionale il feto non può più essere considerato un semplice aggregato di cellule, ma diventa riconoscibile propriamente come essere umano portatore dei diritti essenziali che riconosciamo a tutti gli esseri umani?
2. In assenza di un tale criterio, siamo consapevoli del fatto che una sua definizione su base arbitraria, è di fatto una definizione arbitraria di cos’è un uomo, con tutto ciò che questo comporta sulla sfera politica e del diritto?
3. In base al punto 2, siamo consapevoli che così ci si espone al rischio di ammettere che la definizione di essere umano e del suo diritto alla vita e all’autodeterminazione non sono più principi assoluti, ma affidati a processi decisionali contingenti e strumentalizzabili?
4. In che modo porre il primato all’autodeterminazione della madre, in attesa che si dimostri in maniera oggettiva che il figlio non è un essere umano, non è porre il principio che, in base a valutazioni contingenti ed arbitrarie, alcune categorie umane possano decidere a proprio vantaggio della vita di altre categorie umane (o considerate non completamente umane, o solo umane in potenza, o non definibili come umane secondo le categorie del momento)?
5. È sbagliato affermare che se non sappiamo definire in modo scientifico, oggettivo e condiviso lo statuto non umano del feto fino a un certo grado di sviluppo, ma legittimiamo l’aborto su basi arbitrarie, rendiamo anche la definizione di omicidio fluttuante e indefinibile? (Ad esempio, oggi potrebbe essere definito omicidio ciò che domani, sulla base di altri criteri arbitrari, non lo sarà.)
6. In base a quale quadro di riferimento etico e a quale idea di diritto il principio di autodeterminazione della madre sul proprio corpo avrebbe priorità sul diritto alla vita del figlio? Perché questo principio, una volta posto, non può essere esteso, ad esempio, anche a fasi post-natali?
7. In che modo lo stato di sub-umanità di un feto di alcuni mesi non può essere assimilato a quello di certi gradi di disabilità o senilità? Che cosa ci impedisce di estendere a tali categorie il primato all’autodeterminazione di altre?
8. Che fine ha fatto in questo caso l’adagio “la tua libertà finisce dove inizia la mia”? Evidentemente per alcuni non vale quando non sono disposti a riconoscere la piena umanità all’altro. O vale solo quando la libertà è la loro e non quella del feto nel grembo materno. Oppure per molti non ha mai significato nulla, e allora bisognerebbe vergognarsi di averla pronunciata.
Da: https://www.weltanschauung.info/2022/06/riflessioni-sul-tema-dellaborto.html?m=1 (WI)