Uno dei temi principali di questa campagna elettorale, appena terminata, è stato il Reddito di cittadinanza, tema ripreso a più riprese dai vari partiti, nonché dal neo eletto FDL.
Ma cos’è il reddito di cittadinanza?
Quest’anno festeggia i suoi tre anni, entrato in vigore dal governo a guida 5 stelle nel 2019 e divenuto il suo cavallo di battaglia anche in questa ultima campagna elettorale, garantendogli di diventare il terzo partito in Italia.
Il Reddito di cittadinanza non è altro che un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari associato ad un percorso di reinserimento lavorativo, i beneficiari sottoscrivono un “Patto” per il lavoro.
In diverse parti del mondo il reddito di cittadinanza viene anche chiamato “esperimento”, nel 2009 a Londra ha coinvolto i senzatetto, negli Usa 1964, in Canada negli anni settanta.
Lo scopo di questo esperimento era valutare se un reddito annuale garantito causasse “disincentivo” al lavoro nei beneficiari e quanto grande fosse questo “disincentivo”.
Lo studio in questo caso determina che i percettori hanno timore di perdere i benefici, sono per questo reticenti ad accettare impieghi con salari bassi o a tempo determinato.
Anche in Italia la maggior parte dei beneficiari è restia ad accettare i lavori che gli si presentano causando un disagio non indifferente a privati e centri d’impiego, abbiamo visto questa estate il caos dei lavori stagionali ormai al collasso.
Il nuovo governo in questo caso vuole ridurre le possibilità di rifiutare il lavoro a una volta e rafforzare il sistema dei controlli con l’obiettivo di scovare i “furbetti” del Rdc, portando la riforma fino all’abolizione.
Un percorso graduale che preveda però che rimangano i sussidi per chi è disoccupato.
In una Italia che, Meloni in testa, critica del reddito di cittadinanza, i suoi servi governanti la stanno portando alla guerra, al gelo e alla carestia, attaccare gli “ultimi” ci sembra criminale.
Ovvio che questo RdC come è oggi inteso non ci piace, così come vanno combattuti fannulloni e furbetti.
Non siamo per l’abolizione, ma per trasformare questo aiuti a chi è più in difficolta in occupazione socialmente utile.
Occupare i senza lavori con il reddito di cittadinanza nelle aziende in crisi, nelle fabbriche, nella produzione nazionale o nel sostegno di categorie in sofferenza.
Il tutto in un quadro di una grande rivoluzione popolare e nazionale che rifondi l’Italia sulla civiltà del lavoro. Lavoro vero, non precario, stagionale e con salari da fame.
Tatiana Ovidi