Antonio Catalano
In Occidente un certo pensiero, sostenuto e divulgato dai potenti mezzi di comunicazione oltre che dal mondo dello spettacolo, in nome della tutela delle persone omosessuali e transessuali persegue l’obiettivo di distruggere l’identità biologica degli esseri umani. Non a caso le legislazioni promuovono la “desessualizzazione” (desexing).
Questa moderna eugenetica punta all’individuo neutro, sciolto da ogni legame con il proprio corpo, così si spiega perché il dimorfismo sessuale (maschio/femmina) diventa il più grosso ostacolo. Ma perché la sessuazione umana è diventata un grosso problema, un grosso ostacolo?
Ci aiuta a rispondere a questa domanda la giornalista investigativa americana Jennifer Bilek, che da anni si occupa di tematiche legate al gender. Ci ha scritto anche un libro (“Transsexual Transgender Transhuman), nel quale analizza le relazioni tra tecnologia, transessualismo e transumanesimo.
Qui propongo la lettura di un suo breve articolo, dal quale prendo spunto per questo post: “Il transumanesimo nel bel mezzo del salotto “Identità di genere”.
La Bilek con dati alla mano mostra come l’ideologia gender non abbia niente a che fare con la nobile difesa di diritti umani e come l’obiettivo di “disegnare” un tipo umano ultra flessibile, “decostruito” e neutrale sia del tutto congeniale ai colossali interessi economici che traggono profitto dall’eugenetica della trasformazione dei corpi e delle menti.
Si capisce meglio così l’ossessione della campagna contro gli “stereotipi di genere”: distruggere il sesso come categoria significativa, partendo dalla desessualizzazione dei bambini e dei giovani.
La giornalista fa i nomi di quelli che investono nel campo della desessualizzazione e dello sradicamento del “binarismo sessuale”.
Investimenti che riguardano principalmente il settore farmaceutico, medico-sanitario, tecnologico al quale sono legate potenti ONG lgbt come, solo per citarne una, la “Gill Foundation”, che sta guidando la normalizzazione della dissociazione corporea a livello globale attraverso l’“identità di genere” e investe in tecnologia e intelligenza artificiale.