di Fabio C. Maguire
La cronistoria bellica fattuale delinea una verità conflittuale del tutto contraddittoria e antitetica da quella diffusa e presentata dalla televisioni occidentali.
I leader europei perseguono la loro campagna propagandistica diffondendo falsità circa l’evoluzione del conflitto, ripresentando ancora una volta la gloriosa resistenza ucraina all’invasione russa e come questa stia perdendo di forza ed efficacia.
La realtà oggettiva è però del tutto diversa dalle favole europeiste, fuorvianti ed ingannevoli, connotate da un alto tasso di ipocrisia e meschinità.
La verità la raccontano i soldati ucraini impegnati al fronte, mal equipaggiati e forzati a combattere in condizioni disastrose e di malasanità.
I combattenti di Kiev sono costretti a rapide ritirate perché non in grado di sostenere uno scontro diretto con i battaglioni russi, data la scarsa e carente presenza di munizioni e rifornimenti.
Altresì le reiterate sconfitte sul campo hanno provocato una depressione collettiva dei soldati che molto spesso si sono ribellati agli ordini dei comandanti e sono fuggiti dalle trincee per cercare riparo e scappare dalle atrocità della guerra.
Il popolo ucraino è molto diviso e frammentato; la fiducia al governo di Kiev sembra venire meno e molti dei cittadini iniziano a rifiutare di combattere una guerra che sentono non appartenergli più.
Il presidente Zelensky fronteggia questa diffidenza e sfiducia nelle istituzioni adottando politiche coercitive e varando nuove legislazioni volte a combattere e reprimere le numerose ultime diserzioni e le molteplici irregolari condotte, quali l’abuso di alcolici e la disobbedienza agli ufficiali.
La normativa prevede severe punizioni a cui non sarà possibile effettuare appello qualora i soldati ribelli verranno riconosciuti colpevoli.
Il Tribunale punirà con la reclusione dai cinque agli otto anni la disobbedienza e con un massimo di dieci anni la diserzione o la mancata comparazione senza un giustificato motivo.
La nuova legge ha suscitato numerose polemiche e critiche dagli stessi ucraini che hanno commentato definendo la nova lex “una violazione dei diritti umani che demotiva il personale militare.”
La disposizione legislativa è stata ritenuta troppo dura e austera e ha provocato una repentina mobilitazione popolare che, per mezzo di una petizione firmata attualmente da oltre 25.000 cittadini, intende bloccare le neo misure coattive.
Le nuove regole punitive sono state criticate sia da numerosi avvocati e uomini di legge ucraini sia da molteplici ONG, affermando che “l’introduzione di questo nuovo strumento normativo comporterà rischi per la tutela dei diritti umani e per la difesa dello Stato.”
Il governo di Kiev sembra essere colpito da una forte crisi e cerca di tamponare le ferite punendo i propri connazionali, costretti già a subire e a pagare il prezzo di una guerra folle e fratricida.
Zelensky instaura il regime del terrore, punendo tutti coloro che non saranno in accordo e allineati con la politica presidenziale.