L'Italia Mensile

Putin delinea il “momento della verità”

Pepe Escobar

La performance del Presidente Putin in sessione plenaria (discorso + domande e risposte) all’incontro annuale del Valdai Club a Sochi è sembrata un treno ad alta velocità con il cruise control.
Totalmente freddo, calmo, a suo agio, in piena padronanza di un Himalaya di fatti, nessun leader politico – del recente passato e del presente – si sarebbe mai avvicinato a fornire quella che equivale a un’ampia e dettagliata visione del mondo profondamente maturata in un quarto di secolo al più alto livello geopolitico.

Putin ha iniziato il suo discorso facendo riferimento alla rivoluzione dell’ottobre 1917, tracciando un parallelo diretto con i nostri tempi turbolenti: “Il momento della verità sta arrivando”. In un chiaro omaggio a Gramsci, ha affermato come un “ordine mondiale completamente nuovo” si stia “formando sotto i nostri occhi”.

Il sottile riferimento al recente vertice BRICS di Kazan non poteva sfuggire alle menti critiche della Maggioranza Globale. Kazan è stata una testimonianza viva e vegeta del fatto che “il vecchio ordine sta irrevocabilmente scomparendo, si potrebbe dire che è già scomparso, e si sta svolgendo una lotta seria e inconciliabile per la formazione di un nuovo ordine”. Inconciliabile, innanzitutto, perché non si tratta nemmeno di una lotta per il potere o per l’influenza geopolitica, ma di uno scontro sui principi stessi su cui si costruiranno le relazioni tra Paesi e popoli nella prossima fase storica”.
Nel modo più conciso possibile, questo dovrebbe essere considerato l’attuale quadro generale: non siamo impantanati in un riduttivo scontro di civiltà o nella “fine della Storia” – che Putin ha definito “miope” – ma stiamo affrontando uno scontro sistemico di principi fondamentali. Il risultato definirà questo secolo – probabilmente il secolo dell’Eurasia, poiché “la dialettica della Storia continua”.
Lo stesso Putin ha detto che nel corso del suo discorso si sarebbe lasciato andare a “cenni filosofici”. In realtà è andato ben oltre la semplice confutazione di fallacie concettuali unilaterali, come “le élite occidentali pensano che il loro monopolio sia l’ultima tappa per l’umanità” e “il neoliberismo moderno è degenerato in un’ideologia totalitaria”.
Riferendosi all’intelligenza artificiale, ha chiesto retoricamente: “L’uomo resterà umano?”. Ha elogiato la costruzione di una nuova architettura globale, che si muove verso un mondo “polifonico” e “policentrico”, dove la “massima rappresentanza” è fondamentale e i BRICS stanno “elaborando un approccio coordinato” basato sull’“uguaglianza sovrana”.

Sei principi per lo sviluppo sostenibile globale
La sovranità doveva essere uno dei temi predominanti durante il Valdai Q&A. Putin ha ribadito che la Russia deve “sviluppare una propria IA sovrana”. Poiché gli algoritmi sono parziali e danno un potere enorme a poche grandi aziende che controllano Internet, è imperativo che ci siano “algoritmi sovrani”.

Rispondendo a una domanda sulla sicurezza eurasiaticae sugli Stati Uniti come potenza marittima dominante rispetto a un’Eurasia multipolare, ha sottolineato il “consenso e il desiderio in Eurasia di un movimento anti-egemonico”, e non di un’Eurasia costituita “come un blocco”. È questo il fascino della “politica estera multivettoriale” dell’Eurasia, che implica “maggiore indipendenza politica”. L’esempio chiave di “armonizzazione degli interessi”, ha sottolineato Putin, è il partenariato Russia-Cina, e questo è anche ciò che “ha portato al successo dei BRICS”.

A confronto con “l’incapacità dell’Europa di stabilire un sistema di ‘indivisibilità della sicurezza’ e di ‘superare la politica dei blocchi’; l’Europa ha invece optato per l’espansione della NATO”: “Dopo la fine della Guerra Fredda c’è stata l’opportunità di superare la politica dei blocchi.

Ma gli Stati Uniti avevano paura di perdere l’Europa. Gli Stati Uniti hanno installato quasi una dipendenza coloniale. Onestamente non me lo aspettavo”.
Putin ha introdotto un’affascinante esperienza personale riferendosi a una conversazione – in tedesco – con l’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl nel 1993, quando Kohl disse apertamente che “il futuro dell’Europa” è legato alla Russia.
Ma questo ha finito per portare al “problema più importante del nostro continente eurasiatico, il problema principale tra la Russia e i Paesi europei: il deficit di fiducia (…) Quando ci dicono che ‘abbiamo firmato gli accordi di Minsk sull’Ucraina solo per dare all’Ucraina l’opportunità di riarmarsi, e non avevamo intenzione di risolvere questo conflitto in modo pacifico’, di che tipo di fiducia possiamo parlare? (…) Avete dichiarato pubblicamente che ci avete ingannato! Ci avete mentito e ci avete ingannato! Che tipo di fiducia è questa? Ma dobbiamo tornare a quel sistema di fiducia reciproca”.
Putin ha poi aggiunto che l’Europa dovrebbe prendere in considerazione l’idea di diventare parte integrante di un concetto cinese direttamente dalla filosofia cinese (“non si sforzano di dominare”). Con brio, ha sottolineato che il progetto di commercio/connettività uber-geoeconomico cinese dovrebbe essere interpretato come One Belt, One Common Road.
E questo si estrapola all’Asia centrale, con tutte quelle nazioni “molto giovani nella loro statualità” interessate a uno “sviluppo stabile”. Per la Russia-Cina, non c’è “concorrenza” nell’Heartland: “abbiamo solo cooperazione”.

Putin ha nuovamente enumerato quelli che considera i 6 principi chiave per lo sviluppo sostenibile globale: apertura dell’interazione (che implica l’assenza di “barriere artificiali”); diversità (“un modello di un Paese o di una parte relativamente piccola dell’umanità non dovrebbe essere imposto come qualcosa di universale”); massima rappresentatività; sicurezza per tutti senza eccezioni; giustizia per tutti (cancellando “il divario tra il ‘miliardo d’oro’ e il resto dell’umanità); eguaglianza.
“Creare civiltà, non guerre”.

Per quanto riguarda l’Ucraina, questa è stata la citazione più importante: “Se non c’è neutralità, allora è difficile immaginare qualsiasi tipo di relazioni di buon vicinato tra Russia e Ucraina”. In poche parole: Mosca è pronta a negoziare, ma sulla base dei fatti sul campo di battaglia e di quanto concordato a Istanbul nell’aprile 2022.

Questo può essere interpretato come un messaggio diretto al Presidente Trump.
Al quale la porta è aperta: “La Russia non ha danneggiato le sue relazioni con gli Stati Uniti ed è aperta al loro ripristino, ma la palla è nel campo degli americani”.
Putin sui presidenti americani (ne ha incontrati parecchi): “Sono tutte persone interessanti”.

Su Trump: “Il suo comportamento quando c’è stato un attentato alla sua vita mi ha colpito. È una persona coraggiosa. Si è comportato in modo valoroso”. Sulla porta aperta: “Qualunque cosa faccia sta a lui decidere”. Poi Putin si è congratulato per la rielezione – in forma ufficiale. Il dialogo potrebbe essere avviato: “Siamo disposti a parlare con Trump”.
Putin ha esaltato le relazioni tra Russia e Cina, nell’ambito del loro partenariato strategico, come “al livello più alto della storia moderna”.

Ha anche elogiato il suo rapporto personale con Xi Jinping. Questo ha spianato la strada al vero killer, quando si parla di Stati Uniti-Russia-Cina: “Se gli Stati Uniti avessero scelto una cooperazione trilaterale invece di un doppio vincolo, tutti avrebbero vinto”.

Un’eccellente domanda dell’economista brasiliano Paulo Nogueira Batista Jr – ex vicepresidente della NDB, la banca dei BRICS- ha portato Putin a chiarire la propria posizione sulla de-dollarizzazione. Ha dichiarato apertamente che “il mio ruolo è quello di veder nascere idee che poi proporremo ai nostri partner”.
L’obiettivo principale è “proporre di creare una nuova piattaforma di investimento che utilizzi i pagamenti elettronici”.

Questo si rivolgerà ai “mercati più promettenti” del prossimo futuro – Asia meridionale, Africa, parti dell’America Latina: “Avranno bisogno di investimenti, di tecnologie”. E “strumenti indipendenti dall’inflazione”, con una regolamentazione “attraverso le banche centrali e la NDB”. Abbiamo concordato di avere un gruppo di lavoro che si riunisca regolarmente a livello governativo. Non abbiamo fretta”.

Questo mette a tacere qualsiasi scenario di un’immediata bomba finanziaria dei BRICS, anche se “due terzi del nostro commercio sono serviti in valute nazionali” e anche tra i BRICS le cifre sono elevate.

Il ponte BRICS sarà messo alla prova – presto. Quanto alla creazione di una moneta unica, è “prematura. Dobbiamo raggiungere una maggiore integrazione delle economie, aumentare la qualità delle economie a un certo livello, compatibile”.

Poi, la notizia bomba: “Non abbiamo mai voluto abbandonare il dollaro!”. Questo spiega molto bene il punto di vista di Putin sulla de-dollarizzazione: “La stanno disfacendo con le loro stesse mani – il potere del dollaro”.
Un cinese ha osservato che “i cinesi non nuotano controcorrente, ma attraversano il fiume e raggiungono l’altra sponda”. C’è stato un consenso quasi unanime sul fatto che lo sviluppo dovrebbe essere “basato sui diversi valori culturali delle civiltà” – in realtà il punto di vista dello stesso Putin. Imperativo è anche il “bisogno di autorità aggregata” tra i Paesi del Sud globale.

Un’intuizione greca è stata particolarmente forte quando si parla di approccio civico alla politica: “Le civiltà non si scontrano. Gli Stati sì”. Da qui il nuovo – scherzoso – motto che potrebbe guidare non solo i BRICS ma l’intera Maggioranza Globale: “Creare civiltà, non guerra”.

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