Mercoledì 16 gennaio dalle 10 alle 14 si è svolto presso la Camera dei Deputati un convegno organizzato e moderato dalla giornalista televisiva Paola Donnini, conduttrice del programma Parole di Donna su Lazio TV, sul tema della tutela del cittadino da molti punti di vista, compresi quelli della Giustizia e del carcere.
di Umberto Baccolo
Ho collaborato con la dottoressa Donnini, assieme all’avvocato Barbara Gualtieri, all’organizzazione dell’evento, per quel che riguarda in particolare questi due temi.
Sul carcere io stesso ho tenuto una dura relazione di denuncia della incostituzionalità e disumanità degli istituti di pena italiani, dichiarando chiaramente che le loro condizioni sono completamente illegali, che portano i detenuti a morire suicidi o ad ammalarsi gravemente senza ricevere cure adeguate, nonché il fatto che la maggioranza della popolazione carceraria più che veri grandi criminali siano malati psichiatrici, senzatetto, tossicodipendenti e migranti irregolari che spesso nemmeno conoscono bene l’italiano e le nostre leggi, risultando quindi il carcere più una discarica sociale che altro.
Mentre sarebbe fondamentale per Costituzione e per tutelare la società dalla recidiva il reinserimento e la rieducazione, che non esistono praticamente vista anche assenza di educatori, psicologi e i pochissimi magistrati di sorveglianza.
Sul tema Giustizia ho invitato a parlare uno dei magistrati (ormai in pensione) più esperti e prestigiosi ma anche più severi verso gli abusi della sua categoria, Otello Lupacchini, famoso per i processi alla banda della Magliana, che ha raccontato il dramma delle ingiuste detenzioni, ha attaccato l’aristocrazia togata e il sistema svelato da Palamara e ha smontato dettagliatamente come poco credibile secondo la sua esperienza inquirente la ricostruzione ufficiale della cattura di Messina Denaro fatta in conferenza stampa.
Tra gli altri interventi è stato interessante ascoltare per noi, collegandosi ai nostri temi, quello dell’avvocato Alessandro Di Majo sul tema del diritto all’oblio di persone poi assolte o archiviate da procedimenti penali ma che hanno avuto la vita rovinata dalla gogna mediatica seguita alle accuse della magistratura date in pasto alla stampa.