“Uniamoci, dunque, è giunto il momento di cacciare via i mercanti dal tempio e di restituire, finalmente, la resistenza a chi è stato, è e sarà sempre resistente!”.
Giuliano Castellino
Solo pochi mesi fa, prima delle ultime elezioni politiche di settembre, tutto il popolo del dissenso chiedeva a gran voce ai vari “capi e capetti” di unirsi per poter superare lo sbarramento del 3%, ma a nulla servirono i tanti appelli ed inviti: 13 i simboli presentati e 4 o 5 le liste, il tutto per giungere alla meta tutti divisi e perdenti.
Il sudore – è proprio il caso di dirlo, vista la stagione – e il lodevole, generoso impegno di attivisti e militanti andavano, così, in fumo e in frantumi andavano le aspettative di chi sperava di poter avere quanto meno una pattuglia di dissidenti in un Parlamento per lo più solitamente occupato da marionette di Davos.
Eh, ma a febbraio si tornerà a votare e l’esperienza insegna, le regionali di Lazio e Lombardia, che si svolgeranno in contemporanea, rappresentano, per altro, un’occasione quasi “nazionale”, considerando che andranno al voto milioni di italiani proprio nelle regioni in cui sono presenti le due capitali d’Italia: quella effettiva e quella economica.
Si sono finalmente uniti, dunque, questi partiti del dissenso e insieme si presenteranno per difendere la sanità pubblica gestita da quelle regioni che furono, e sono pronte a rifarlo, gli autentici arieti della tirannia sanitaria?
Sembrerebbe di sì, si sono uniti… ma in un bel patto di resa e desistenza col centrodestra, sicuro vincitore sia a La Pisana che al Pirellone.
Esultano Rocca – il candidato, imposto dalla Meloni, targato Croce Rossa – e Fontana, lo stesso governatore che la notte tra il 7 e l’ 8 marzo del 2020 chiuse la Lombardia e con le sue sciagurate delibere, che collocarono i positivi nelle Rsa, autorizzò la strage di anziani innocenti.
Paragone, Toscano, Cunial e tutti gli altri si sono, dunque, venduti al centrodestra… questa, senza giri di parole, è la vergognosa verità.
Altro che dissenso e resistenza, questi non sono diversi da chi dicevano di voler ribaltare e, proprio per questo, brillano solo per essere la “nuova” peggior politica, una sorta di riedizione degli apriscatole a 5 stelle.
CHE FARE?
Un appello va lanciato a tutta la resistenza vera, quella che da tre anni ormai si batte per le strade, a chi non si è fatto incantare dal “dissenso controllato” e a chi si è sinceramente ravveduto: urge un ampio comitato di liberazione nazionale, un comitato di resistenza unitario.
Giorgianni, Assandri, Taormina, Fusaro… dissidenti della prima ora, con tutti noi nelle piazze contro il golpe globale, chiamate con forza all’unità di tutti i resistenti.
Ognuno nel rispetto delle proprie origini e delle proprie identità, ognuno con la sua bandiera, ma tutti uniti dalla lotta per la difesa delle libertà e da un ideale Tricolore che tutti ci unisca.
Italia Libera, nel suo piccolo, ha già dato vita a questa unità: il nostro socialismo patriottico, il nostro comunitarismo hanno riunito nazionalpopolari e socialisti, no green pass e militanti storici di ogni provenienza in un movimento popolare di resistenza e lotta di liberazione, ma il nostro obiettivo dichiarato è sempre stato la nascita di un grande e plurale fronte unitario di resistenza.
Uniamoci, dunque, è giunto il momento di cacciare via i mercanti dal tempio e di restituire, finalmente, la resistenza a chi è stato, è e sarà sempre resistente!