MARCO RIZZO: VIVA PRODI, VIVA L’EURO!
“Rizzo pelato, servo della NATO”.
Questo lo slogan apparso sui muri di Torino nel lontano 1999.
Il motivo era allora chiaro. Marco Rizzo era uno dei principali dirigenti (coordinatore della segreteria nazionale) del cosiddetto Partito dei Comunisti Italiani, diciamo il numero tre, dopo Cossutta e Diliberto.
Come tale era stato, nel 1998, uno dei principali organizzatori della scissione del Partito della Rifondazione Comunista.
Scissione di destra.
Quando Bertinotti era stato costretto, a malincuore, a rompere col centrosinistra sfiduciando Prodi, i cossuttiani avevano rotto con lui per continuare a sostenere il governo; governo che in realtà era stato sostituito da quello di D’Alema, in cui i cossuttiani erano entrati a pieno titolo, ottenendo il ministero della Giustizia, affidato a Diliberto, e quello degli affari regionali, a Katia Bellillo.
Fu questo il governo che nel 1999 partecipò alla guerra della NATO contro la Jugoslavia, bombardando Belgrado con aerei italiani, mentre tutti gli aerei NATO partivano dalla base italiana di Aviano.
Il buon Rizzo non mosse un dito contro l’appoggio del suo partito al governo di guerra, anche quando una minoranza dei delegati del PdCI ad un congresso del partito sollevò obiezioni (salvo poi capitolare con il profondo argomento che tanto la guerra… stava per finire con la vittoria della NATO) (…)
(Fonte: https://www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=NEWS&oid=5842)
Non solo sostegno alla guerra e alla Nato, ma anche dichiarazioni a favore di Prodi, dell’euro e dell’Unione europea (Ndr, leggi frase nell’immagine).
Marco Rizzo dichiarava: “Signor Presidente, Presidente Prodi, c’è un filo coerente nel suo lavoro e nel lavoro della sua Commissione: la volontà di costruire l’Europa politica.
Questo obbiettivo impegnativo lo abbiamo perseguito sempre con le nel far entrare l’Italia nell’euro.
Grazie a lei, Presidente Prodi, oggi possiamo dire che l’Europa politica è più vicina (…)”
Con questo non vogliamo dire che anche Marco Rizzo oggi non possa stare nel campo del dissenso… anzi.
Compito della resistenza è quello di convincere più italiani possibili della giustezza delle nostre posizioni.
Il tema è che chi viene accolto nel mondo del dissenso non deve poi mettere veti, dare patenti o chiedere il pedigree ad altri…
Chiunque oggi, abbia compreso la giustezza della nostra lotta, facendo ammenda delle posizioni passate, è benvenuto nella lotta.
Come diceva Darya Dugin “Non stai col nemico? Sei con noi!”.