Oggi parlare di giustizia è difficile perché essendo stata ridotta ad indifferenza se non a ostilità, tipiche del pensiero moderno che distrugge tutto ciò che possa ostruire la strada all’efficientismo positivista e alla scienza della statistica, la giustizia non merita attenzione come tema specifico di riflessione.
La separazione dell’etica dalla politica e dall’economia, la separazione dell’individuo dalla comunità, dell’uomo dai propri valori, sono tutte e tre le forme che il pensiero dell’immanenza moderna ha distrutto in tutto l’arco del novecento, affinché il nuovo secolo si trovi ampiamente liberato da tutte le pastoie ideologiche per sferrare la sua corsa verso una società efficiente e asettica, dove il pensiero non trova spazio, se non per affermare con tutta la sua superficialità e, quindi, del tutto innocuo, la propria fatua opinione.
Il pensiero scientifico assume quindi il ruolo potente e prepotente della nuova società, avverandosi la società sognata da Saint-Simon in cui il nuovo imperatore sarebbe stato il pensiero scientifico.
Non c’è più posto alla tematizzazione della vita buona (tanto cara al pensiero antico), come vita giusta, come vita rispettosa di un ordine obiettivo, non determinato arbitrariamente dalla soggettività umana.
Purtroppo, il nuovo ordine si caratterizza per una sua obiettività ancora più crudele di quella dettata dalla soggettività umana, e cioè della obiettività scientifica che prepara la sua lista di domande e di punteggi in cui far rientrare o meno una categoria umana.
Il concetto di comunità, in questo caso, pone il tema della giustizia come un tema cardine affinché si dia la possibilità all’individuo di esprimere una serie di valori attuativi nella loro attualità, volendo significare che l’individuo rimane sempre un soggetto umano anche se la scienza progredisce. La scienza e il pensiero scientifico devono essere soggetti all’uomo e non l’uomo oggetto della scienza.
L’epoca postmoderna è tutta pervasa da una nuova domanda di giustizia che vorrebbe annullare tutta quella pratica umana fatta di discussione e di conoscenza umana.
La nuova idea di giustizia che si va prospettando fa parte dei prossimi incubi che la società dell’efficienza farà subire al genere umano. Non ci saranno più spazi di pensiero e di confronto, ma solo logiche di esclusione sulla base di determinati target usciti dai programmi scientifici.
La giustizia dovrà essere profondamente ingiusta per essere totalmente efficiente. La cosa più spaventosa è che saranno a gran voce gli stessi uomini ad auspicarlo a gran voce.
Bisogna cercare di percorrere una strada che si dovrà presentare come un ri-conoscimento sulla base del pensiero fallibile, convinto che dietro alla giustizia ci sono l’uomo e la donna in carne ed ossa, e che il loro valore viene prima di qualsiasi fuga verso la dottrina statistica.
Per questo, il concetto di comunità è chiamato a prendere sul serio questo fallimento della giustizia, e a formulare nuove ipotesi e nuove istanze di confronto, anche solo per delineare una prospettiva di società a dimensione umana.
Fulgenzio Viriato