Ex attivista Italexit
Sono passati due anni dal video di Luca Donadel, avevo appena conosciuto Italexit e la cosa non mi sconvolse molto: quando ci si appresta a conoscere una nuova realtà, generalmente, si è pronti ad affrontare pregi, difetti ed eventuali critiche.
Quel che è certo è che né a caldo, né nei mesi successivi, ci si poteva permettere di chiedere informazioni su Gianluca Luciano, pena le ire di Paragone.
Veniva chiesto sostanzialmente un atto di fede, in nome del progetto.
Ma quale progetto?
In realtà non c’è mai stato un progetto chiaro, se non quello di puntare sul personaggio più che sul partito; d’altronde G. Luciano è un imprenditore che sa giocare bene le sue carte, ovviamente in nome del profitto.
Non riesco ad immaginare cosa sarebbe stato Italexit senza la “pandemia” ma so bene com’è andata durante l’epoca covid: anche qui è stata utilizzata una strategia comunicativa commerciale perché sugli argomenti relativi al covid, il frontman purtroppo si esprimeva a “puntate”.
All’interno del partito le prime tre regole da rispettare erano queste: non chiedere informazioni su Gianluca Luciano, rispettare sempre e comunque l’operato degli amici di Paragone, tra cui alcuni appartenenti al Rotary Club (andate a vedere cosa pensano della pandemia) e, in ultimo, non criticare Giorgia Meloni o fare post sui social contro la sua politica.
Ora, che Gianluca Luciano si sia sempre espresso per una politica totalmente opposta a quella che percorre Italexit è un dato di fatto, (filo Nato, UE e pro immigrazione) eppure è candidato a Pavia.
Che Giorgia Meloni sia parte integrante di questo sistema da abbattere, è altrettanto ovvio.
Dopo aver sentito le critiche mosse a Luca Donadel e a Pubble per avere la colpa di stare dalla parte della verità, penso che esprimersi su certi argomenti sia doveroso.
Ho rilevato, infatti, anche critiche pesanti verso i membri del partito che si sono dimessi nell’ultimo mese, i quali sono stati accusati sui social di essersene andati perché non sono stati inseriti in lista (fortunatamente io ho abbandonato in tempi non sospetti).
Ebbene, conoscendo queste persone, confermo che, in effetti, qualcuno di loro mirava solo a questo ma si tratta SOLO di rari casi isolati; i restanti erano persone che hanno fatto politica vera sul territorio, che hanno combattuto, che sono stati nelle piazze perché ci credevano e non per vendere il “prodotto” Italexit.
Inoltre molti di loro si sono dimessi mesi fa, ma allora non faceva notizia.
Dopo i personaggi conosciuti per essersi contraddisti durante questi 30 mesi, non sono molti i candidati che appartengono al partito; molti sono politici già avviati che provengono da altre aree come CasaPound, Lega, M5s e Fdi che, rispetto ai membri del partito, hanno la qualità di poter portare voti ma che in realtà nulla hanno a che fare con la lotta alla dittatura sanitaria, al globalismo e all’espansionismo Nato che ci sta trascinando in guerra.
Penso ad esempio a CasaPound, che oltre ad avere candidati di spicco, ha aiutato i
Italexit sul territorio per la raccolta firme. Ma quante volte abbiamo visto nelle nostre città i membri di Cp riversarsi nelle piazze abbracciando le nostre cause?
Mai. O quando li abbiamo visti avevano il bavaglio tricolore.
Molti sono vaccinati, mentre noi eravamo in piazza contro il Green Pass loro erano candidati nelle scorse comunali con Lega e FdI.
Per non parlare delle posizione a favore dell’Ucraina e del battaglione Azov!
E William de Veccchis?
Parlava di vaccinazione nazionale.
In elenco anche Beppe de Santis (candidato in Sicilia) che ha dichiarato di voler ricostruire una nuova sinistra (con CasaPound?), Ivan Della Valle già balzato alle cronache per i falsi rimborsi nel movimento 5 stelle, il presidente Bianchini di Mio Italia (il green pass è libertà) e così via.
Insomma, un minestrone di personaggi e la distruzione di un partito, che in molte regioni non ha più il sostegno di responsabili politici e attivisti.