Palestina oggi: una lotta per la Libertà che continua nel silenzio dei media globalisti. È una strage di giornalisti indipendenti!
di Jawad Yassine*
L’uccisione di Shireen Abu Akleh non è un fulmine a ciel sereno, ma l’ennesimo episodio che arricchisce la drammatica serie di giornalisti caduti per mano israeliana nei territori palestinesi. Dal 2018 ad oggi i giornalisti vittime di attacchi israeliani sono stati 140 e i morti sono 30 solo nel ventunesimo secolo.
L’agenzia di stampa Wafa, agenzia indipendente di contro-informazione, parla di 83 operatori morti negli ultimi 50 anni, numeri imponenti se si pensa a quanto sia piccola l’area in cui tutto questo si è verificato. E tra i caduti negli anni scorsi ci sono stati anche giornalisti italiani.
È il caso di Raffaele Ciriello, giornalista freelance che si trovava nel 2002 in Cisgiordania per conto del Corriere della Sera e che è stato colpito a morte dai proiettili dei soldati israeliani. O di Simone Camilli, videogiornalista di Associated Press che nel 2014 è rimasto ucciso dall’esplosione di un missile israeliano nell’area settentrionale della striscia di Gaza.
Qualche giorno fa è uscita la classifica annuale della libertà di informazione: Israele si è posizionata 86esima, a dimostrazione che il contesto locale per i media è molto difficile e distante dalla libertà. Le decine di giornalisti incarcerati nelle prigioni israeliane ne sono un’ulteriore conferma…
I palestinesi cresciuti durante la seconda intifada oggi lavorano per costruire un futuro che vada oltre l’occupazione. Merito anche di Shireen Abu Akleh, che li ha ascoltati e raccontati al mondo… Bisogna trovare il modo di inserire una condanna a questi assassini che cercano di fare tacere la verità. Ma il mainstream è troppo impegnato a narrarci di Covid e a quanto è cattivo Putin…
* Jawad Yassine, figura storica dell’OLP, Organizzazione liberazione della Palestina di Arafat, rappresentante a Roma per la delegazione dell’Autorità palestinese)