Ennesimo documento controverso della Chiesa in Uscita. Con Fiducia supplicans non cambia niente. In realtà cambia tutto. Anhe la dottrina paolina del peccato.
di Antonello Cavallotto e Ramona Castellino
Non proprio quisquilie. Neppure il tempo di “digerire” il battesimo ai trans – i quali possono essere adesso padrini e testimoni di nozze, ed ecco Fiducia Supplicans, dichiarazione “pastorale” che esorta a benedire e “custodire ” – ma poi da che cosa – le coppie dello stesso sesso. Un’altra prova di discontinuità con il Magistero perenne della Chiesa. Uno smottamento – l’ennesimo – dalla Morale – ma che però questa volta provoca reazioni e non solo nel “popolo di Dio”.
Lascia confusi, al di là del tempismo assolutamente disastroso – prima di Natale facendo apparire la benedizione delle coppie omosessuali molto più importante della nascita di Nostro Signore – lascia confusi dicevo, l’ennesima – ormai una costante – ambiguità del linguaggio un linguaggio testuale che può essere interpretato in tanti modi simili o diversi a seconda del lettore ma che in ogni caso genera confusione. Da un lato infatti si difende l’insegnamento tradizionale della Chiesa ribadendo il matrimonio come sacramento – dall’altro poi ci si allontana da esso nel presupposto tutto personale e pastorale che essendo ogni persona amata incondizionatamente da Dio, basti solo questo per “giustificare” una condotta di vita finanche omosessuale.
Il risultato è uno scenario interpretativo “liquido” in cui anche le lettere di San Paolo, come Romani 1:26-27 e 1 Corinzi 6:9-10, tradizionalmente interpretate come condanne delle pratiche omosessuali, saranno – vedrete – messe all’indice dal nuovo Prefetto della Dottrina della Fede. Sarebbe un prezzo davvero drammatico per Santa Romana Chiesa.
Altro che dottrina paolina del peccato, qui quello che salta dalle fondamenta è l’ordine naturale quello voluto da Dio e, se non si crede in Dio, quello voluto da madre natura