di Fabio C. Maguire
Alle Nazioni Unite si è svolta un ennesima sessione di votazioni per quel che concerne la crisi in Medio Oriente.
Gli Emirati Arabi hanno avanzato una risoluzione al Consiglio di Sicurezza per chiedere una tregua immediata e il rilascio degli ostaggi.
L’iniziativa di Abu Dhabi rientra nel quadro degli sforzi volti a prorogare l’accordo precedentemente raggiunto tra Hamas e Tel Aviv, un piano per cercare di alleggerire la pressione sulla popolazione civile oramai straziata dopo oltre due mesi di intensi bombardamenti.
Ad aver posto il veto sulla risoluzione sono stati ovviamente gli Stati Uniti che, con la loro contrarietà, hanno bloccato l’adozione di un importante provvedimento che avrebbe consentito in via secondaria anche l’accesso ad ulteriori aiuti umanitari, intesi come carichi di cibo, acqua, vestiti e assistenza sanitaria.
Tutti i membri si sono espressi a favore della risoluzione ad esclusione del binomio anglosassone che ancora una volta ha ostacolato i tentativi diplomatici per porre fine allo scontro che fino ad oggi ha procurato la morte di quasi 20.000 persone.
Infatti, oltre agli Stati Uniti, anche il Regno Unito non ha votato a favore della mozione, decidendo di astenersi e di non sbilanciarsi per non rompere i già labili equilibri all’interno dell’Alleanza.
Il Rappresentante della Federazione Russa alle Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, ha commentato la decisione di Washington, dichiarando che con questa loro presa di posizione “hanno imposto una condanna a morte a migliaia di civili”.
Anche il Presidente Erdogan ha commentato l’accaduto, affermando che la Turchia “è pronta ad assumersi la responsabilità di prevenire ulteriori spargimenti di sangue nella Striscia di Gaza”, vista l’incapacità delle organizzazioni internazionali di “garantire la pace e la sicurezza a livello globale”.
Il blocco degli Stati Uniti è vergognoso ed ipocrita così come le parole del Coordinatore del Consiglio di Sicurezza per le Comunicazioni Strategiche degli Stati Uniti, John Kirby, che pochi giorni prima aveva domandato ad una sala gremita di giornalisti, “chi più della Casa Bianca stesse lavorando per garantire la sicurezza dei civili a Gaza”.
Le dichiarazioni ingannevoli e proditorie del funzionario americano sono state tristemente smentite dall’ennesimo veto posto dal Rappresentante americano alle Nazioni Unite sulla questione palestinese, il quale ad oggi resta l’unico ostacolo per una una presa di posizione unanime dell’ONU sul crisi umanitaria a Gaza.