Aleksandr Dugin
Esiste un termine interessante (in psichiatria e scienze politiche): oicofobia.
Si tratta di un sentimento irragionevole di odio profondo per tutto ciò che è proprio: la propria casa, la propria cultura, la propria famiglia, la propria nazione, il proprio Stato e, in ultima analisi, se stessi.
Nelle forme psichiatriche, l’oicofobia può arrivare all’odio per le cose comuni, agli attacchi di terrore per gli elettrodomestici familiari, agli scoppi d’ira spontanei contro i propri cari, ecc.
In politica, l’oicofobia è spesso insita nei liberali e negli uomini di sinistra, per i quali l’amore per la casa, gli affetti, il patriottismo e l’adesione alla tradizione sono deliberatamente colorati di nero e definiti polemicamente come “fascismo”.
Nei casi estremi di queste ideologie di sinistra e liberali, l’oicofobia si esprime nella coltivazione di una strategia di trasgressione, trascendendo tutti i limiti e i confini, ribaltando tutte le norme e le regole.
Nella cultura del postmodernismo, questo tratto è dominante: ora la trasgressione, a sua volta, diventa la norma, e l’adesione alla tradizione e alle regole, al contrario, è vituperata.
Macron ha dichiarato da tempo che per lui la Francia non è la sua patria, ma un albergo, un parcheggio temporaneo.
Per questo l’estetica dell’inaugurazione delle Olimpiadi 2024 è pura trasgressione, che attinge a versioni estreme dell’oicofobia.
Strutturando anche il profilo psico-politico della maggior parte dei globalisti, dei progressisti e dei sostenitori del Partito Democratico statunitense.
L’oicofobia è diffusa anche tra i liberali russi, così come tra alcune nuove correnti della sinistra russa orientate verso una lettura trotskista del marxismo e che rifiutano il patriottismo sovietico.
Nuove ricerche dimostrano che l’oicofobia è fondamentalmente una patologia mentale, congenita o acquisita in seguito a un trauma psicologico (spesso infantile).
Conclusione: i liberali devono essere curati.