di Fabio C. Maguire
Il 2 maggio del 2014 si consumò la più cruenta carneficina della crisi ucraina contraddistinta per la sua brutalità e spietatezza.
La strage di Odessa segnò un passaggio importante e decisivo per il corso politico della nazione, una buia parentesi che fece sprofondare l’Ucraina in una lunga e massacrante guerra civile.
Il governo legittimo presieduto da Viktor Janukovyc, democraticamente eletto, venne deposto a seguito di reiterate e violente manifestazioni che coinvolsero l’intero paese, al suo posto si insediò una coalizione politica filo-occidentale con presidente Petro Porosenko.
Nella regione del Donbass, come in molte altre, la svolta autoritaria presa dal paese non venne gradita e contro-manifestazioni anti-europeiste si susseguirono in breve tempo.
Puntualmente le mobilitazioni organizzate dai collettivi cittadini filo-russi e democratici vennero assaltate da orde di estremisti e nazionalisti ucraini.
Il tutto avveniva in un contesto di totale indifferenza e inerzia delle forze di polizia.
Il culmine venne raggiunto il 2 maggio nella città portuale di Odessa, nel sud.
La manifestazione promossa dai sindacati fu interrotta poco dopo il suo inizio da un folto gruppo di ultras e attivisti locali pro-unità, ai quali si affiancarono anche militanti ultra-nzaionalisti della sigla neo-nazista di Pravyj Sector.
Inferiori numericamente gli attivisti dell’ Odesskaya Druzhina furono costretti a rifugiarsi all’interno della Casa dei Sindacati per cercare di sfuggire al pestaggio.
Il commando di estrema destra armato con asce, bastoni e armi da fuoco circondò l’edificio che iniziò ad essere bersagliato da un fitto lancio di bombe molotov.
I manifestanti russofani rimasero intrappolati all’interno della struttura mentre questa veniva travolta dalle fiamme.
I pochi che riuscirono a fuggire dalle finestre vennero uccisi a colpi di arma da fuoco o a bastonate.
I vigili del fuoco tardarono ad arrivare e la polizia del posto rimase in disparte ad assistere noncurante alla mattanza.
Il rogo portò alla morte di 48 persone, di cui un ragazzo minorenne, e al ferimento di oltre 150 manifestanti.
Le autorità giudiziarie ucraine non condussero indagini adeguate e il caso venne presto archiviato, come accertato anche da un rapporto del ONU.
Mai nessuno venne ritenuto responsabile per la strage e tutt’ora il caso resta impunito.
Nel tempo i media locali e internazionali cercano di minimizzare gli eventi, screditando la versione originale ed escludendo il coinvolgimento di estremisti di destra e nazionalisti dai fatti.
La strage di Odessa del 2 maggio 2014 segnò profondamente la coscienza del popolo ucraino, provocando una frattura sociale che non si sarebbe mai più risanata.
Le terribili immagini della giornata descrivono l’orrore e la crudeltà dei crimini commessi, crimini che fecero vacillare la stessa propaganda occidentale.
Dopo anni le vittime di piazza Kulykove Pole sono rimaste ancora senza giustizia.
Nella totale impassibilità e freddezza della comunità internazionale ricordiamo i caduti di Odessa, operai, studenti e sindacalisti vigliaccamente assassinati da sicari neo-nazisti con la complicità dello Stato.