di Fabio C. Maguire
Il Ministro degli Esteri iraniano ha avuto una conversazione con il suo omologo cinese circa la crisi in Medio Oriente.
Sia Teheran che Pechino hanno condannato le violenze nei confronti dei civili, non esentando dal richiamo né la parte israeliana né la parte palestinese.
Ma, diversamente dall’Occidente collettivo che asseconda le brutalità commesse da Tel Aviv, la Cina ha dichiarato che il diritto all’autodifesa per Israele non deve contravvenire al diritto internazionale e al diritto internazionale umanitario.
Il Ministro Wang Yi ha evidenziato come la difesa della propria integrità e sicurezza nazionale non si debba convertire in una rappresaglia che andrebbe solamente a scapito dei civili.
Secondo Pechino, Tel Aviv ha esercitato i propri diritti in modo illegittimo, abusando della propria forza e del sostegno dei partner occidentali.
Entrambi i Ministri hanno ricordato la necessità di proteggere i civili, in particolare i malati, i bambini e i detenuti, che stanno pagando duramente la vendetta israeliana.
Il Ministro degli Esteri iraniano, Amir Abdollahian, ha poi concordato con la sua controparte cinese di risolvere la crisi attraverso strumenti politici ed in particolare attraverso la piena attuazione dei provvedimenti internazionali, delle risoluzioni delle Nazioni Uniti e degli accordi di Oslo.
Questi prevedono la costruzione di uno Stato palestinese libero, sovrano ed indipendente secondo i confini del 1967.
Sia per Teheran che per Pechino non può esserci soluzione alternativa al pluridecennale scontro israelo-palestinese.
Ma l’Iran segue anche piste diverse e se da una parte invita alla de-escalation, promuovendo il dialogo e la diplomazia, dall’altra ribadisce la propria posizione, netta ed inequivocabile, a sostegno e a difesa della Palestina.
Il Ministro della Repubblica Islamica ha difatti reso noto che Tel Aviv è stata avvertita delle conseguenze che porterà un attacco contro la Striscia di Gaza.
Teheran “non entrerà in combattimento a meno che Tel Aviv non inizi un attacco”, ha dichiarato il Ministro Amir Abdollahian alle Nazioni Unite.
E sempre l’Iran ha ricordato ad Israele che se dovesse continuare ad attaccare indiscriminatamente la città di Gaza, il conflitto potrebbe espandersi.
Il diplomatico iraniano ha ribadito la disponibilità di Hezbollah ad intervenire nello scontro al fianco di Hamas, in questa prospettiva, secondo Amir Abdollahian, Israele subirebbe un “grande terremoto”.
La Russia, invece, ha presentato un documento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti sulla questione palestinese.
Mosca ha chiesto che l’assedio di Gaza cessi immediatamente, così come le violenze per arrivare ad un cessate il fuoco generale.
Come Pechino e Teheran, anche il Presidente Putin è incline alla costruzione di uno Stato di Palestina.
Di conseguenza, il leader del Cremlino ha condannato i piani d’invasione israeliani, dichiarando che un attacco di Israele su Gaza avrà serie ripercussione nei legami bilaterali con la Russia, segnando una rottura definitiva nei rapporti inter-statali.
La crisi del Medio Oriente ha reso decisamente ancora più evidente i due blocchi politici, economici e militari che si contrappongono nello scacchiere geopolitico internazionale, e le cui relazioni sono eccessivamente caratterizzate da una sempre più comune e allarmante incomunicabilità.
La polarizzazione del quadro mondiale è iniziata.