La storia delle farine proteiche parte da lontano, anche se ha conquistato i riflettori solo ora grazie ad una campagna elettorale che va avanti con colpi di scena e argomenti che intendono spostare l’attenzione a piacimento, creando scompiglio e mettendo in ombra magari qualche passaggio importante di cui noi comuni mortali dobbiamo accorgerci solo a cose fatte.
Parlare oggi di farina agli insetti non è soltanto una scelta alimentare ma è un argomento che porta con sé implicazioni politiche, economiche, etiche, culturali e scientifiche. Siamo nel bel mezzo del periodo in cui si stanno “risintonizzando” le vite di tutte noi, il momento di svolta in cui finalmente tutto quello che è stato pensato, ideato e programmato da tanto tempo viene messo in atto e farà da apripista per quella che sarà la nuova era.
Se crediamo che la sperimentazione riguarda solo qualche boccettina iniettata per vedere cosa accede successivamente ci sbagliamo di grosso. Se oggi qualcuno volesse compare un insetto e mangiarlo penso che ci darebbe un po’ di disgusto ma sarebbe una scelta individuale e tanto piacere, qualcuno risponderebbe con una carbonara, altri con qualche verdura grigliata e finirebbe lì. Ma non è proprio così, oggi ognuno di noi ha ingerito, o potrebbe ingerire, degli insetti quotidianamente perché questo “ingrediente” che va bene per tutto è stata inserito subdolamente sulle nostre tavole e inconsapevolmente ci ha costretti a subire questa scelta.
Ecco perché non si può definire un argomento nuovo ma la storia parte da lontano. Ufficilmente è nel 2015 che fa la sua comparsa nello scenario europeo la politica del “nouvel food” in cui l’UE avvia i lavori per autorizzare la commercializzazione ad uso alimentare degli insetti. Il 1° gennaio 2018, è entrato in vigore il Regolamento UE 2015/2283 relativo ai nuovi alimenti, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha ricevuto diverse richieste di valutazione riguardante i nuovi prodotti.
Con il termine di “nuovo alimento” si fa riferimento a qualunque alimento non utilizzato in misura significativa per il consumo umano nell’Unione Europea prima del 15 maggio 1997. Questo termine fa da battistrada alla politica per cui, detta in soldoni, sappiamo che non è nell’indole e nella cultura europea fare questa determinata cosa ma chi se ne frega, lo dovete fare.
A stretto giro, nel 2021, la Commissione Europea ha deciso di autorizzare la commercializzazione come alimento delle larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio, meglio note come tarme della farina. É la prima autorizzazione dell’UE a un insetto come alimento, che arriva a seguito della valutazione scientifica da parte dell’ EFSA. Ad approvare la proposta della Commissione è stato il Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi, che era formato da rappresentanti di tutti e 27 i Paesi membri dell’Unione Europea ed era presieduto da un rappresentante della Commissione.
La decisione formale della Commissione europea fa parte della strategia “Farm to Fork”. Il piano d’azione Ue 2020-30 per i sistemi alimentari sostenibili identifica gli insetti come una fonte di proteine a basso impatto ambientale che possono sostenere la transizione “verde” della produzione alimentare Ue. Sono undici le domande per insetti come nuove alimenti all’esame dell’Efsa.
Negli anni altre tipologie di insetti sono state approvate e altre se ne approveranno e così ci saranno sempre più prodotti per cui si userà questo ingrediente. Il “nuovo alimento” (secondo la definizione UE) può essere immesso in commercio come insetto essiccato intero, come uno snack, o come farina, ingrediente per numerosi prodotti alimentari.
L’autorizzazione stabilisce requisiti di etichettatura specifici per quanto riguarda l’allergenicità, visto che l’EFSA ha indicato che il consumo dell’insetto può portare a reazioni ai soggetti con allergie preesistenti a crostacei e acari della polvere. Quindi neanche il tanto prestigioso made in Italy sarà più garanzia di sicurezza, magari la produzione avviene in Italia ma gli ingredienti non è che rispettino tanto la tradizione culinaria italiana che è la più apprezzata nel mondo.
Però si sostiene che il cittadino faccia una scelta consapevole perché, visto che il corpo degli esseri umani si ostina a non andare proprio a braccetto con il great reset, la presenza di tale sostanza DEVE essere indicato tra gli ingredienti. I grilli, ad esempio, possono essere commercializzati nel mercato unico interi congelati, interi essiccati e in polvere, come snack o come ingrediente prodotti alimentari. Le due precedenti autorizzazioni riguardavano il tenebrione mugnaio e la locusta migratoria.
Già parte della dieta quotidiana di centinaia di milioni di persone nel mondo, negli ultimi anni l’interesse negli insetti come alimenti è cresciuto in Europa. La strategia UE «dal produttore al consumatore» (Farm to Fork) li identifica come una fonte alternativa di proteine a basso impatto ambientale.
Nell’ambito di Orizzonte Europa, il programma Ue per la ricerca e l’innovazione, le proteine da insetti sono considerate una delle aree chiave. «L’uso degli insetti come fonte alternativa di proteine non è nuovo – spiegano a Bruxelles – poi spetta ai consumatori decidere se li vogliono mangiare o meno».
Si, il criterio di scelta viene determinato dalla presenza tra gli ingredienti ed i prodotti allergeni di eventuali farine proteiche in qualsivoglia prodotto finito dato che, anche se il suo consumo non rappresenta un rischio per la salute umana, l’EFSA non esclude che il consumo della tarma della farina possa potenzialmente causare reazioni allergiche, soprattutto in soggetti con allergie preesistenti a crostacei e acari della polvere. Certo chi di noi sapendo che ad esempio è allergico alla polvere non pensa che mangiando una semplice merendina potrebbe restarci secco?
La cosa è evidente, possono metterla e girarla come vogliono ma il consumatore viene per l’ennesima volta ingannato. Si appesantiscono i produttori e le aziende della filiera produttiva con dei carichi sulla trasparenza e la tracciabilità fino all’esasperazione e poi l’imbroglio iniziale sta a monte. Ma si sa ormai il business regna su tutto e poco importa che si esaltino le qualità di questi animaletti come qualcosa di super benefico perché, la FAO che da tempo suggerisce di avviare allevamenti su larga scala di insetti (già parte integrante della dieta di più di due miliardi di persone, soprattutto in Asia) ritiene che sono nutrienti, con alto tenore di grassi, molto proteici, sono ricchi di sostanze antiossidanti, si riproducono velocemente e si adattano a qualsiasi habitat.
Peccato che dimentichino troppo spesso di indicare che il nostro sistema corporeo e la chitina fanno a cazzotti e che si vogliono far digerire per forza le proteine agli insetti al genere umano; basta basta modificare qui e lì l’uomo, allentare o stringere qualche rotellina, ideare qualche prodotti che renda possibile l’impossibile e saremo belli e pronti come i cervelloni hanno deciso molto anni orsono.
Amalia Miranda
Articolo molto interessante che fa riflettere. Grazie