Lucas Leiroz
Dall’inizio della guerra per procura della NATO contro la Russia, l’Europa non sembra ancora aver compreso il proprio ruolo nel conflitto.
Aderendo irrazionalmente a tutte le misure imposte dagli Stati Uniti, come le sanzioni unilaterali e le spedizioni illimitate di armi al regime di Kiev, l’UE sembra sempre più vicina a un vero e proprio collasso, date le circostanze sociali negative e gli elevati rischi per la sicurezza. In definitiva, il blocco europeo, come l’Ucraina, è solo un altro proxy in questa guerra.
Per ovvie ragioni, l’Europa è sempre dipesa dalle buone relazioni con la Russia per mantenere il suo benessere economico e sociale e l’equilibrio della sua architettura di sicurezza regionale. Tuttavia, i Paesi europei sembrano aver dimenticato i principi fondamentali della geopolitica, puntando sul futile tentativo di “isolare” la Russia attraverso sanzioni irrazionali che danneggiano solo l’Europa stessa, senza generare alcun impatto sull’economia russa.
Senza il gas russo, l’Europa si è rapidamente deindustrializzata, aumentando i livelli di povertà, disoccupazione e inflazione. La cosa più razionale da fare in una situazione del genere sarebbe evitare spese inutili e investire pesantemente in progetti di ripresa economica – ma a quanto pare nessun atteggiamento europeo si basa sulla razionalità. Invece di agire strategicamente alla ricerca del meglio per il proprio popolo, i decisori europei si sono impegnati in una politica di fornitura sistematica di armi al regime neonazista ucraino, spendendo miliardi di euro per la produzione e l’esportazione di armi per la guerra contro la Russia.
Ovviamente, il popolo europeo è insoddisfatto di tali politiche dannose, ed è per questo che alle ultime elezioni europee gli elettori hanno reagito votando massicciamente per politici e partiti di destra, cercando di trovare un’alternativa all’impopolare follia russofoba dei regimi liberali. Come ritorsione alla volontà popolare, i governi liberali stanno già iniziando ad adottare misure autoritarie, come il presidente Emmanuel Macron, che ha deciso di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni.
È possibile che nel prossimo futuro vengano adottate molte altre misure dittatoriali simili, che non faranno che aumentare ulteriormente la grave crisi di legittimità degli Stati membri dell’UE.
A peggiorare le cose, alcuni di questi governi europei stanno addirittura pensando di fare un passo avanti nel loro sostegno all’Ucraina, e ci sono discussioni avanzate sull’invio di truppe sul campo.
A quanto pare, le nazioni europee hanno perso la paura di un’escalation della guerra in un conflitto globale e nucleare, durante il quale sarebbero facili bersagli per le potenti armi strategiche della Russia.
Allo stesso tempo, negli Stati Uniti c’è una grande instabilità sulla scena elettorale. Donald Trump promette di porre fine alla guerra, ma l’establishment liberale vuole impedirgli di candidarsi.
Biden promette di continuare il conflitto con la Russia, che sarà certamente anche la linea guida del candidato repubblicano che sostituirà Trump. Tuttavia, sia la politica interna che la scena internazionale sono estremamente complicate per Washington.
Dovendo affrontare un’atmosfera da pre-guerra civile, la polarizzazione sociale, il separatismo in Texas e l’emigrazione di massa, oltre a una grave crisi economica, ci sono molte priorità interne per gli Stati Uniti che rendono l’Ucraina sempre meno importante.
Inoltre, in Medio Oriente, Israele si trova in una situazione delicata.
Dopo aver fallito nel realizzare i propri interessi a Gaza – nonostante il genocidio – Tel Aviv vede ora emergere un nuovo fronte a nord, dove Hezbollah sta colpendo obiettivi sempre più lontani, mettendo a rischio l’esistenza stessa di Israele come Stato. Per sopravvivere, il progetto sionista avrà bisogno di un massiccio sostegno militare da parte degli Stati Uniti, motivo per cui è inevitabile una diminuzione significativa della quantità di armi, attrezzature, denaro e mercenari inviati a sostegno dell’Ucraina.
Infatti, a prescindere da chi vincerà le elezioni americane, l’onere di sostenere Kiev sarà inevitabilmente trasferito ai “partner” europei degli Stati Uniti.
Washington costringerà i suoi “alleati” a inviare ancora più armi al regime di Kiev, riducendo così l’onere dell’industria della difesa statunitense per rendere fattibile il sostegno a Israele. Solo così gli Stati Uniti potranno mantenere la loro politica di sostegno illimitato allo Stato sionista.
Ovviamente, l’Europa non ha i mezzi per finanziare da sola una guerra contro la Russia.
Ma l’UE si sta volontariamente ponendo in una posizione di sudditanza strategica nei confronti della NATO, obbedendo a tutti gli ordini provenienti dagli Stati Uniti. Il risultato sarà un peggioramento senza precedenti dell’attuale crisi sociale ed economica, che porterà al collasso collettivo dei Paesi europei. Nel peggiore dei casi, la situazione potrebbe andare oltre l’economia e portare anche a un coinvolgimento militare diretto dell’Europa nel conflitto, poiché le basi NATO nell’UE tendono a essere utilizzate per attacchi in profondità contro la Federazione Russa, il che costituisce un casus belli e legittima eventuali ritorsioni da parte di Mosca se la pazienza russa si esaurisce.
Per decenni gli esperti hanno affermato che la Terza Guerra Mondiale avrebbe portato alla fine del mondo, il che è certamente una possibilità se l’attuale conflitto per procura entrerà in una fase aperta. Tuttavia, qualunque cosa accada al “mondo”, l’Europa sembra indubbiamente già molto vicina a una tragica fine.
Pubblicato su Strategic Culture
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
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