di Ramona Castellino
Che vivessimo in un periodo caratterizzato da una profonda disumanità è ormai chiaro. Quasi tre anni di “pandemia” hanno insegnato che l’uomo, se soggetto ad una paura irrazionale, può compiere gesti biechi, meschini e cattivi.
Si sono visti nelle scuole laddove c’era chi non si seguiva la narrazione terroristica del covid e concetti come l’uguaglianza e la lotta alle discriminazioni sono di colpo sembrate parole sulle bocche degli stolti negazionisti/complottisti; sui posti di lavoro, dove la possibilità di accedere sui posti di lavoro veniva negata a padri, madri di famiglie, il tutto condito da sorrisetti ironici e sprezzanti dei colleghi “vaccinati e rispettosi delle regole”, all’interno delle famiglie che si sono divise anche nei giorni di Natale, dove si guardava al parente con malcelato sospetto e si sono visti negli ospedali e sicuramente questo dato ci fa rabbrividire più degli altri.
Non solo perché oggi è normale e “consentito” festeggiare un europeo o vedere un concerto con settantamila persone che far visita ad una madre che ha dato alla luce il suo bambino o assistere un genitore che sta morendo, ma soprattutto perché ancora scuote gli animi di chi è rimasto umano il fatto che questo succeda negli ospedali, tra medici e infermieri, che avrebbero il dovere legale e morale di curare gli ammalati, chi soffre, chi se ne sta andando, al di là di ogni religione, credo politico, colore delle palle, gusto sessuale, etc.
Di casi di sanità assurdi, di medici diventati di colpo giudici delle vite, delle libere scelte e dei comportamenti dei loro pazienti, di dottori e infermieri nervosi, sotto stress e con uscite di frasi francamente poco felici ne abbiamo visti tutti almeno uno. Quello è successo però nel Bellunese scuote nel profondo la coscienza di chi ancora ne possiede una.
La notizia è ormai di qualche giorno fa e riguarda un uomo di 56 anni, Gianni Tollardo di Belluno,al quale l’ospedale di Padova ha negato il trapianto di polmone.
Affetto da fibrosi interstiziale bronchiolocentrica dal 2015, causata dall’inalazione delle polveri nei cantieri nei quali lavorava, essendo un operatore delle macchine movimento a terra, nell’ ambito delle costruzioni delle gallerie e dei passanti ferroviari (e qui volendo si potrebbe aprire un’altra disquisizione sulla condizione di certe categorie di lavoratori) era stato inviato a causa di un peggioramento, a Padova dove si trova un Centro trapianti di polmone di livello internazionale, diretto dal professor Rea.
Finalmente c’è la disponibilità di un polmone compatibile, una speranza per il signor Tollardo, costretto alla terapia con ossigeno 24 ore su 24, per ricominciare a vivere, una speranza dopo anni di cure.
Convocato dalla dottoressa Elisabetta Balestro, questa speranza gli viene brutalmente negata. La motivazione è inaccettabile nella sua profonda assurdità, figlia ormai di una follia dilagante alla quale solo una fetta della nostra popolazione è riuscita a salvarsi.
Il paziente non è vaccinato contro il covid, quindi non potrà essere operato, perché, e qui non solo si naviga nel mondo scientifico, ma ci si eleva anche al modo metafisico se non addirittura profetico, “eseguire un trapianto di polmone su un non vaccinato, che ha cinque la possibilità di morire rispetto ad un soggetto immunizzato, significa mettere a repentaglio la vita del paziente e il buon utilizzo dell’organo donato”.
Quindi il trapianto non si farà perché il signore in questione potrebbe forse, non si mai, contrarre il covid e forse, ma non sicuramente prenderlo in forma aggressiva, con una variante che tra le altre cose non circola più o quasi, potrebbe avere problemi quindi ai polmoni, anche a quello donatogli con amore dalla scienza e quindi sulla base di queste “certezze scientifiche” è preferibile condannarlo a morte. Non si può mica sprecare così un organo che tanti altre persone, nella stessa condizione di Tollardo aspettano, ma vaccinate.
Non contenti della sentenza di morte annunciata, perché non aggiungere anche che il paziente in questione ha un’ideazione paranoide sulla pandemia e sull’ efficacia di un vaccino sperimentale e che tali idee e aspetti psicologici possono influenzare negativamente il decorso peri e post trapianto. Oltre che non vaccinato anche pazzo.
Continuano poi ormai nel delirio più totale che visto il “comportamento non aderente alle raccomandazioni mediche, tale comportamento potrebbe verificarsi anche per prescrizioni mediche future essenziali”.
Si prevede addirittura il futuro e tutto questo farebbe sorridere se non ci fosse in ballo la vita di uomo che sta morendo, che sta pagando con la vita gli anni di duro lavoro, che per non aver ubbidito, per non essersi piegato, per aver scelto liberamente se sottoporsi ad un vaccino sperimentale deve essere punito, passare per un povero pazzo, e pagare un prezzo è altissimo. Che sia di monito per tutti.
Sarebbe giusto ricordare a questi moderni Nostradamus in camice bianco che il signor Tollardo non è un no vax, ma è un uomo che si è sempre immunizzato sia per l’influenza che per lo pneumococco. Donatore di sangue e di organi quando sarà il momento.
Ma che le parole di un uomo gravemente malato siano di esempio per tutti, che infondano coraggio a tutti gli uomini e donne che ancora credono nella libertà e nella dignità, che insegnino che per certi valori non c’è prezzo.
“A questo punto ho detto basta a tutte le terapie, sto a casa e non faccio più niente, non vado da nessun’altra parte, sono stanco, prima finisco e meglio è. La mia vita è importante, ma non alle loro condizioni”