di Carla Peroni
Quando si parla di giovani (18-34 anni) e di mondo del lavoro, si parla solo della loro poca voglia di lavorare, eppure qualcosa non torna: se i nostri giovani non hanno voglia di lavorare, da dove nasce questa sempre più forte “fuga dei cervelli”?
Dobbiamo distinguere tra due tipi di “fuga”, quella dei giovani del sud verso il nord Italia e quella dei giovani del nord verso l’Europa.
C’è chi parla di scarsità di offerte di lavoro, chi dice invece che il lavoro c’è ma i giovani non si accontentano e non vogliono fare gavetta.
Dove sta la verità?
La verità è che il lavoro c’è, ma nessuno vuole farlo e il perché è molto semplice: cosa spinge un giovane a rifiutare un lavoro, ad esempio di cameriere, in un ristorante italiano ma accettare di fare il lavapiatti in un McDonald’s a Londra o in una gelateria a Monaco di Baviera?
La qualità del lavoro, la mentalità dell’imprenditore.
Questa è la differenza.
In un paese come l’Italia, dove la maggior parte degli imprenditori non è in grado di fare impresa, si ricorda costantemente ai dipendenti che dovrebbero essere grati, al giorno di oggi, di averlo un lavoro, e pazienza se gli stipendi sono fermi da anni nonostante i continui aumenti dei beni primari.
Nel nord Europa, per esempio, la situazione è ben diversa, gli stipendi sono adeguati al costo della vita, il mondo del lavoro è educato al rispetto del lavoratore e sono attivi sistemi di welfare che permettono vite migliori, più dignitose.
Non ci stupiamo, pertanto se i dati delle fughe dei giovani sono ormai allarmanti, si parla di 100mila giovani, ma si stima che siano almeno il triplo in quanto moltissimi continuano a mantenere la residenza in Italia.
Sul tema duro è stato l’intervento di Marco rizzo, segretario di DSP “Tra il 2022 e il 2023 almeno 100mila giovani hanno lasciato l’Italia, istruiti e volenterosi di lavorare, mentre continuano ad arrivare nel nostro Paese disperati da ogni parte del mondo che contribuiscono ad ingrossare la criminalità e a rendere meno sicura la vita di tutti. Serve Sovranità Popolare.”