No ZTL, No città 15 minuti
La città 15 minuti è uno slogan che esprime e riassume un concetto urbanistico e lo stile di vita teorizzato dall’accademico franco-colombiano Carlos Moreno, professore alla Sorbona di Parigi.
L’idea, che può sembrare affascinante, secondo la quale si può svolgere tutte le attività quotidiane in città, in un tempo di 15 minuti dalla propria abitazione.
Concetto per la verità non nuovo, infatti la teoria “dell’unità di vicinato” venne presentata per la prima volta a Chicago nel 1923, in un concorso internazionale di architettura, ed è derivante dal concetto americano “neighborhood”. La proposta era stata concepita affinché i nuovi quartieri delle metropoli industriali statunitensi avessero una propria identità comunitaria.
Opposto al concetto di città-regione presentato al “Regional Plan of New York and its environs” nel 1929 a New York.
Reso popolare nel 2016 dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo. “la ville du quart d’Heure” sono costituite da una serie di quartieri di 15 minuti, noti anche come comunità complete o quartieri percorribili a piedi.
Il concetto è stato descritto come un “ritorno a uno stile di vita locale”.
Secondo Moreno “occorre rivedere la visione della città e “operare per una radicale riorganizzazione delle infrastrutture e delle forme di governance”, riorganizzando
la vita quotidiana dei cittadini nell’ambito del tempo libero, del lavoro, della spesa, della sanità, della scuola, della cultura, dei luoghi di aggregazione. Quartieri autosufficienti in cui ogni servizio dev’essere raggiungibile a piedi o in bicicletta per evitare il più possibile, l’utilizzo dei mezzi pubblici, delle auto private e dei taxi, riducendo così al minimo il traffico, l’inquinamento.
Città vivibili, a misura d’uomo, con una migliore qualità della vita a tutto vantaggio delle relazioni sociali e della salute.
Carlos Moreno ha dichiarato di esser stato ispirato per ideare le città 15 minuti dal modello urbanistico della nota antropologa, scrittrice ed attivista statunitense Jane Jacobs (Scranton, 4 maggio 1916 – Toronto, 25 aprile 2006) presentato in The Death and Life of Great American Cities.
Le teorie di Jane Jacobs hanno influito profondamente sui modelli di sviluppo urbano delle città nordamericane.
Autrice del saggio rivoluzionario
Vita e morte delle grandi città, sulle metropoli americane (scritto nel 1961), criticò fermamente il modello di sviluppo delle città moderne.
Fu anche un accesa sostenitrice del recupero a misura d’uomo dei nuclei urbani, enfatizzando il ruolo della strada, del distretto, dell’isolato, della vicinanza e della densità, della eterogeneità degli edifici.
Criticò la concezione della città come spazio costruito per essere attraversato dalle automobili e fu nemica dichiarata delle autostrade urbane. Fu Presidente di vari comitati per impedire la costruzione di grandi arterie stradali urbane, sia negli Stati Uniti che nel Canada, dove visse fino alla sua morte.
Una bella idea, almeno sulla carta, ma in verità perché ciò sia realizzabile occorrerebbe rivedere le strutture urbanistiche di quartieri ereditate nei secoli. Modelli di città stratificate che nella vita odierna sono costituite da sterminate periferie realizzate con l’intento speculativo, i quartieri ghetto, l’edilizia di necessità, l’inerzia e la complicità degli enti locali deputati al controllo del territorio e al rilascio delle licenze, i condoni edilizi e la pressoché totale mancanza di infrastrutture.
Come possiamo pensare di vivere il quotidiano in città in 15 minuti quando milioni di italiani vivono a decine di chilometri di distanza nello stesso contesto urbano?
15 minuti di libertà di spostamento sembrano veramente pochi per avere tutto.
La pandemia e i lockdown, con l’ascesa dell’ e-commerce e dello Smart Working hanno innescato un’accelerazione al nostro stile di vita con trasferimenti intraurbani rari, ridotti e di necessità.
Il target dichiarato da chi vuole attuarle è; città meno inquinate, più vivibili e più partecipate, ma per le istruzioni d’uso, si veda;
l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che è un sunto perfetto di tutto ciò hanno deciso per noi.
Infatti i proponimenti applicativi delle citta 15 minuti, realizzati delle amministrazioni cittadine, sono tutti similari, in “stile copia incolla” malgrado le città siano diversissime tra loro. E sono la realizzazione dell’agenda.
L’apice di una crisi di vita e dei costumi voluta dalle élite e artatamente propagandata dai mezzi di comunicazione come positiva. che oggi trova incarnazione in tali disegni con la promozione edulcorata di servizi policentrici di quartiere, facilmente raggiungibili a piedi entro il raggio di un chilometro. Leggendo i progetti l’immaginazione dunque corre subito a metropoli ad arcipelago, con isole simili a borghi o a corti rinascimentali, punteggiate di giardini, piazzette accoglienti piccole e rassicuranti, oasi ospitali e micro mondi paradisiaci.
Nella realtà ove si è tentato di realizzarle si sono dimostrate spesso fallimentari accentuando anzi le diversità tra quartieri agiati e quelli ghetto, vedasi il caso Parigi.
Tutto si tradurrà in privazioni delle libertà di base, perdite di posti di lavoro, crisi economica derivante, privazione della proprietà privata, digitalizzazione e stravolgimento delle funzioni sociali del cittadino, degli usi dei costumi e delle abitudini.
Ciò verrà realizzato, con controlli, varchi e permessi.
Con l’aiuto della narrativa climatica controllando gli spostamenti, per mezzo di telecamere diffuse sul territorio che inizialmente leggeranno solo le targhe, successivamente avranno il riconoscimento facciale, come già avviene in alcune città italiane.
Sarà un controllo non in relazione alla sicurezza, o al miglioramento delle condizioni di vita ma un controllo mirato alla sottomissione del suddito.
Le prove tecniche sono state i colori delle regioni, i coprifuoco e le autertificazioni per uscire.
Si potrà uscire dai ghetti solo un determinato numero di volte all’anno.
Ci sarà un credito sociale, reddito di base, assegnato ad ogni individuo e il controllo a quel punto sarà totale.
Molte le città europee in cui si sta realizzando tra cui anche italiane.
Un futuro orizzonte 15 minuti in perfetto stile Orwelliano
con un di qua e un di la del recinto in cui
“Non avrai nulla e sarai felice!”
Ilham Menin
Orizzonte 15 minuti
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