Fulgenzio Viriato
Vorrei aprire una discussione che tenti di affrontare da più vicino quello che è a mio avviso un nodo politico considerevole. Il problema della sovranità.
Ho espresso più volte la mia idea sul concetto di nazione e di Stato in relazione al concetto più generale di comunità su cui sto lavorando da tempo.
Della nazione ho un’idea anti-deterministica, ovvero come costituzione politica, storicamente fondata sulla comunanza di fatto della vita sociale, potenzialmente plurale dal punto di vista linguistico e culturale.
Contesto, cioé il determinismo nazionale che rintraccia l’idea di nazione ovunque vi sia una cultura e una lingua. Una nazione è in verità qualcosa di ben più complesso e variegato e, se è vero che in alcuni casi può coincidere con un’unica struttura linguistica, è altrettanto vero che in molti altri può strutturarsi come insieme politico coeso, culturalmente plurale ma convergente verso un unico senso di appartenenza che trascende l’appartenenza ad un ceppo linguistico unico.
Per ciò che riguarda lo Stato, i giochi si fanno più complessi.
Ritengo che lo Stato, inteso in senso hegeliano, quindi come struttura politica etica tesa al perseguimento del bene comune e alla rappresentazione pratica di idealità, sia un elemento necessario di unione fra il particolare (la persona o la micro-comunità) e l’universale (il genere umano).
Do allo Stato, dunque, un valore di rappresentante di una comunità politica, la nazione in senso ampio. E soprattutto ritengo lo Stato necessario come struttura di potere non solo meramente legale, ma etica, cioé tesa al perseguimento di fini riconoscibili come buoni tramite un processo di democrazia capillare e partecipativa. Non soltanto Stato come organo per l’accomodamento di mere faccende pratiche (idea marxiana di mera gestione delle cose nel comunismo, Stato che si trasforma di organizzazione semplice), né tanto meno (secondo il concetto liberale) Stato come mero organo garante del diritto. Né tanto meno, infine, Stato in senso fascista, cioé come totalità che priva l’individuo del suo ruolo di costruzione permamente della comunità politica in tutti i suoi aspetti (economico, politico, sociale, culturale etc etc).
Dunque Stato come filtro tra particolare e universale e come potere riconosciuto fondato su una democrazia partecipativa di tipo piramidale, tanto più sviluppata dal basso quanto più i processi decisionale riguardano scelte di comunità piccole.
Infine Sovranità, un concetto a mio avviso fondamentale, decisivo anche in ottica anticapitalistica e socialista-comunitaria.
Il capitalismo per definizione transnazionalizza ogni fenomeno privando ogni comunità, da quelle locali agli Stati nazionali del loro potere sovrano, ridicolizzandone la presunta democraticità.
Dal momento che una democrazia, quand’anche meramente rappresentativa (borghese diciamo) è possibile solo laddove vi sia piena sovranità, credo che la lotta per la sovranità politica, anche entro un contesto capitalistico evolutivo sia assolutamente fondamentale.
Ad un livello ancor più impercettibile di giudizio contingente (ma politicamente necessario), ritengo che siano positivi, in termini relativi, anche i processi sovranisti non anticapitalistici (Russia di Putin, Iran, Cina, Venezuela, e per andare nel passato la Francia gaullista). So che tocco un tasto molto delicato, ma penso sia fondamentale coltivare una prospettiva politica molto ampia in cui l’anticapitalismo resti un orientamento fondamentale e strutturante, ma la visione delle differenze e dei processi intermedi sia comunque degna di essere valorizzata, sempre sapendo distinguere i piani saggiamente.
Ovvio che la vera sovranità, nel senso verace del termine, è conseguibile soltanto con l’abbattimento del sistema di produzione capitalistico. Ma i passi intermedi devono necessariamente essere presi in considerazione, non solo in senso puramente strumentale, ma proprio in ottica di giudizio complessivo valoriale del reale.
Dunque la triade, nazione, Stato, sovranità, può essere a mio avviso un punto decisivo di riflessione comune, pacata e articolata nel tempo della globalizzazione capitalistica sfrenata e tesa alla distruzione di ogni sovranità comunitaria di sorta.