L’adesione della Svezia alla Nato è sempre più incerta.
Il paese scandinavo, in risposta al l’operazione speciale russa in Ucraina, fece richiesta, congiuntamente alla Finlandia, di entrare nella Nato.
Le richieste d’ingresso vennero accolte e ratificate da tutti i paesi membri a esclusione di Turchia e Ungheria.
Il rifiuto del presidente turco alla richiesta di adesione di Stoccolma e Helsinki viene motivato dal sostegno, dall’ausilio e dall’asilo politico che questi garantiscono a personaggi affiliati al PKK, organizzazione terroristica per il governo turco.
In particolare sono 33 gli elementi identificati da Ankara e per cui si richiede l’estradizione in Turchia.
Tutti militanti curdi.
Il premier svedese Ulf Kristersson riferì che “non sono accettabili alcune delle condizioni poste dal governo turco” e che “determinate questioni sono gestite all’interno della legge svedese.”
La situazione si inasprì e aggravò radicalmente lo scorso anno quando la corte suprema svedese rigettò la richiesta di estradizione di alcuni soggetti che vennero ritenuti responsabili e promotori, dalle autorità inquirenti turche, del tentato colpo di stato nel 2016.
Erdogan, sostenuto dal Parlamento turco, e il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu hanno chiesto passi concreti dai premier scandinavi, facendo riferimento agli accordi presi nel memorandum d’intesa che i tre paesi siglarono a Madrid lo scorso giugno.
Il presidente turco sottolinea e denota la condotta contraddittoria tenuta dal neo-presidente svedese che aveva assicurato, in un incontro precedente alla sua elezione, una gestione del caso diversa e pragmatica.
Il segretario della Nato, Jens Stoltenberg
asserisce che “è inconcepibile che l’Alleanza non agisca se la sicurezza di Svezia e Finlandia sia messa a repentaglio”, esortando Ankara di velocizzare le procedure di ratifica dell’adesione.
L’inflessibilità e la rigidità di Erdogan sulla questione non permettono una risoluzione repentina ed istantanea del problema.
La Turchia ha un peso decisionale non indifferente all’interno dell’Intesa, dato il suo valore e prestigio in ambito politico e militare e per la sua pozione strategica nel Mar Nero, permettendosi così di criticare e contrastare la linea della NATO.
L’ingresso dei paesi richiedenti nel Patto Atlantico sembra ogni giorno di più lontano e complicato.
Altra tegola per il potere globale dell’impero (gli Usa), che sembrano non trovare più successi.
La Nato trova difficoltà ad allargarsi, come voleva Washington, sempre più critiche sono le voci anche all’interno del Patto atlantico e la questione ucraina sembra sempre più difficile da risolversi.
Mentre aumentano le nazioni che fanno richiesta di adesione alla Brics.
Fabio C. Maguire