di Fabio C. Maguire
Una nuova dura crisi politica sta investendo la Moldavia in questi ultimi giorni.
Le proteste si susseguono da mesi e il clima di tensione interna è molto alta, raggiungendo l’apice in questa settimana.
Il primo ministro ha recentemente annunciato le sue dimissioni e si presume che le cause siano legate alle forti e dure contestazioni di massa che hanno bersagliato il governo.
Questo è stato accusato dai manifestanti di non perseguire gli interessi dei cittadini e di appoggiare una politica europeista dannosa, se non letale, per il Paese.
Le proteste maturano dalla devastante crisi energetica che ha colpito la nazione, dovuta alle folli e suicide sanzioni alla Russia, e all’aumento esponenziale del costo della vita.
La classe politica non è stata in grado di rispondere adeguatamente alle emergenze, condannando un intero popolo alla fame e alla povertà.
Il governo filo-europeo è stato accusato di essere finanziato e manipolato da uffici occidentali e definito uno dei più impreparati della storia repubblicana moldava.
I manifestanti hanno richiesto a gran voce le dimissioni del premier e del presidente di Stato Maia Sandu, nota ultras di Washington e della NATO ma poco intenzionata a rispettare la volontà popolare.
Il partito populista all’opposizione ha chiesto che si sciogliesse il Parlamento e che venissero indette delle elezioni politiche anticipate.
Nonostante ciò il presidente Sandu ha affidato, dopo le dimissioni della premier Gavrilita, l’incarico a Dorin Recean, ex ministro degli Interni, di formare il nuovo governo ed ottenere la fiducia parlamentare, anche lui con manifeste posizioni filo-atlantiste.
Il popolo moldavo è il simbolo europeo di resistenza all’imperialismo ed emblema di coraggio e libertà.
Solidarietà ai cittadini moldavi in lotta.