Liste, listone, listarelle e superliste
Giuseppe Russo
In vista delle europee prossime venture, monta di brutto la febbre elettorale. A questo giro, a contendersi un mercato sempre più ristretto, ci saranno pure, oltre ai partiti principali con i loro “brand” già noti alla clientela, diverse “liste di scopo” messe in piedi per l’occasione. Fra queste, alcune si richiamano al “dissenso” verso la guerra, verso l’Unione Europea o verso il “sistema”. Non paghi della batosta ricevuta alle ultime elezione politiche, i colonnelli del “dissenso” ci provano anche stavolta, convinti che ci sia una nicchia di mercato elettorale da presidiare. In queste convulse settimane che precedono la presentazione ufficiale delle liste, la febbrile agitazione dei mille personaggi in cerca d’autore che chiedono voti contro il “sistema” ha prodotto perle di spettacolo politicomico.
La storia elettorale di questo paese sciagurato pullula di liste fai-da-te e simboli pittoreschi, ma mai s’era vista una roba come quella messa in piedi da Cateno De Luca, oggi sindaco di Taormina, ieri sindaco di Messina e domani, secondo i suoi auspici, “sindaco d’Italia”. Costui ha dato vita a quella che è stata non a torto definita “la lista più pazza del mondo”: un accrocchio di diciassette pseudopartiti (per ora) che si richiamano alla “Libertà”. De Luca gode dell’esenzione dalla raccolta firme per essere riuscito ad eleggere due parlamentari con il suo partito personale “Sud chiama Nord” alle politiche del 2022, ed è per questa ragione che tanti sono saliti sul suo carrozzone. Così, se da un lato non sorprendono le adesioni degli scissionisti leghisti di “Grande Nord”, “Popolo Veneto” e “Partito popolare del Nord” (che s’è poi defilato: se ne parla sotto), o quelle di microimprese a conduzione familiare (se non personale) come il “Partito Moderato d’Italia” o il “Partito Pensionati + Salute”, desta invece sommo sbigottimento la partecipazione di formazioni “antisistema” nate in opposizione al green pass ed alla legislazione pandemica quali “Vita” e “Insieme liberi“.
L’ex deputata Sara Cunial ed il consigliere comunale di Trieste Ugo Rossi, ovvero gli unici che si sono battuti nelle sedi istituzionali contro il delirio pseudosanitario, si troveranno fianco a fianco con quel De Luca che, da sindaco di Messina, all’apice di quel delirio aveva inviato i droni a sorvegliare le strade ed aveva invocato l’obbligo vaccinale per tutti, salvo convertirsi poi in “No green pass” quando i non vaccinati si trovarono impossibilitati a varcare lo stretto. La febbre elettorale è proprio questa cosa qua: Cunial e Rossi non hanno nessuna possibilità di essere eletti, anche qualora la “lista più pazza del mondo” dovesse superare il fatidico 4%, ma preferiscono perdere la faccia piuttosto che stare fermi un giro. Secondo Ugo Rossi, ad ogni modo, con De Luca s’è dato vita ad un “fronte antisistema” perché “non potevamo sbagliare un’altra volta”. Fra i campioni del “fronte antisistema” troviamo anche Sergio De Caprio, alias “Capitano Ultimo”, il carabiniere la cui notorietà è legata all’arresto di Toto Riina: ad un’iniziativa della “lista più pazza del mondo” si è presentato con la mascherina ben calcata come fossimo ancora nel 2020. In definitiva, Cateno De Luca è un furbastro di scuola siculo-democristiana che s’è fatto un seguito sui social grazie alle sue sparate (fra le ultime, l’invio di una pernacchia a Renzi, con il quale De Luca era in trattativa prima di diventare “antisistema”); quelli che gli vanno appresso sono dei disperati all’ultimo stadio.
Fuori dal “fronte” si ritrova Democrazia Sovrana e Popolare, la lista patrocinata da Marco Rizzo e Francesco Toscano, i quali si stanno impegnando per racimolare le settantacinquemila firme necessarie a partecipare all’agognata tenzone euroelettorale. In origine, anche questa compagine avrebbe dovuto dare vita ad un fronte formato mignon con “Indipendenza”, il micropartito personale dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, ma pare che la convergenza prenderà forma solo alle comunali di Modena, a sostegno della candidatura a sindaco di Daniele Giovanardi, il fratello gemello del più noto Carlo, mentre per le europee dovrebbe esservi solo un appoggio informale da parte degli “alemannisti”. Per mesi, alimentando una petulante retorica rossobrunofoba, i politologi si sono chiesti cosa potessero avere in comune Rizzo “il compagno” ed Alemanno “il fascio”, due che, a detta loro, negli anni ’70 si sarebbero “menati”; la risposta è piuttosto banale: la voglia di rientrare nel Grande Giro. Ad ogni modo, secondo Rizzo e Toscano, “Democrazia Sovrana e Popolare può cambiare in meglio il corso della Storia”. “Cambia il mondo, firma” è l’impegnativo slogan che accompagna questi giorni febbrili. I sondaggi darebbero Democrazia Sovrana e Popolare all’1,7%, ma, a detta di Rizzo e Toscano, vale almeno il doppio.
C’è un campione “antisistema” che pare sia stato conteso, nel calciomercato che ha preceduto la formazione delle liste, dal “frontone” di De Luca e dal “frontino” di Rizzo e Toscano: il napoletano Francesco Amodeo, saggista e già candidato con Italexit alle politiche di due anni fa.
A proposito di Italexit, un breve inciso politicomico: dopo essere rimasta orfana del suo fondatore Gianluigi Paragone, ha aderito a sua volta al carrozzone di Cateno De Luca, salvo poi essere scomunicata da altri italexisti dissidenti che vantavano diritti sull’uso del nome e del simbolo; le due fazioni si stanno ora scannando per contendersi l’eredità dell’italexismo, ovvero la facoltà di presentare qualche candidato disperato sotto un simbolo che nessuno conosce.
Amodeo, ad ogni modo, mollato Paragone s’era avvicinato a Rizzo e Toscano, sotto le cui insegne avrebbe dovuto candidarsi, ma poi è passato con De Luca dando vita ad un ulteriore micropartito, “Noi Italiani”, che sarà fra i diciassette simboli del “Fronte della Libertà”. “Noi Italiani” sarebbe l’evoluzione di “Noi Agricoltori”, sigla precedentemente promossa dallo stesso Amodeo con l’auspicio di unire gli agricoltori coinvolti nelle iniziative di protesta delle ultime settimane.
Il suo impatto sul “fronte” è stato dirompente: con la scusa del ricorso degli italexisti dissidenti (che avrebbe potuto inibire la presentazione della lista), si è subito sfilato il Partito popolare del Nord dell’ex ministro leghista Roberto Castelli. Secondo Amodeo, ciò è accaduto perché “Quando in una lista ci sono elementi di sistema che vengono accerchiati dall’anti-sistema sono loro a sentirsi braccati. Sono loro costretti a fuggire. Perché sanno di non poter reggere il confronto”.
Francesco Amodeo ha pure rivelato i retroscena del suo controverso trasferimento: Rizzo e Toscano avrebbero condotto una trattativa con De Luca per entrare a loro volta nel carrozzone libertario, ma non se n’è fatto nulla poiché costoro avrebbero temuto la concorrenza degli altri candidati, fra i quali Castelli, che avrebbe potuto soffiare il seggio (ipotetico) a Marco Rizzo nel Nord-Ovest; a quel punto, il campione antisistema ha capito che non avrebbe avuto futuro in una squadra votata alla sconfitta come Democrazia Sovrana e Popolare ed è passato con De Luca, uno che “con i suoi pregi e con i suoi difetti è riuscito in una impresa in cui nessuno era mai riuscito prima: compattare il mondo del dissenso”.
Sempre a detta di Amodeo, “La crescita in campagna elettorale sarà vertiginosa ed ingestibile dal sistema. Stiamo per assistere a qualcosa di unico nel mondo antisistema e ci stiamo rendendo protagonisti di quella rivoluzione che viaggia parallelamente nella dimensione politica e spirituale”. La febbre elettorale genera mostri.
Tutti i personaggi sopracitati sanno bene che le prossime elezioni saranno caratterizzate dall’astensione, ma credono che ciò giochi a loro favore: serviranno meno schede per conquistare gli agognati scranni.
Sono altresì convinti che i numerini delle visualizzazioni e dei follower si trasformeranno in voti: è la stessa illusione che li condusse alla disfatta delle elezioni politiche. La febbre elettorale è una malattia incurabile.
(Fonte https://avanti.it/liste-listone-listarelle-e-superliste/)