Austerità, economia di guerra, tagli alla sanità, alla scuola e ai servizi pubblici, solo per le armi ci sono sempre più soldi, abolizione del Reddito di Cittadinanza accompagnato da un infame odio sociale da parte di esponenti di governo.
Questo è il riassunto della Manovra del Governo Meloni.
Il più dei fondi serve a confermare per il 2023 le misure dei decreti Aiuti, il taglio al cuneo fiscale e per introdurre “Quota 103”, evitando lo scalone pensionistico di “Quota 102”.
“Quota 103” che riesce ad essere peggio di quella 102 di Draghi e che non ha nulla a che vedere con il superamento della legge Fornero, che resta tutta, in quanto di tale misura ne beneficeranno circa solo 48.000 lavoratori, ed è improbabile che ci siano lavoratori e lavoratrici che hanno 62 anni e 41 anni di contributi.
Significa aver cominciato a lavorare ininterrottamente dall’età di 21 anni e mai esser stati disoccupati. Uno scenario al quanto improbabile.
Inoltre la maggior parte degli interventi di tutela non coprirà comunque tutto l’anno.
Se da una parte viene ridotta l’Iva su assorbenti e pannolini, rimane intoccata quella su pane, pasta e latte. Fondi comunque pagati col rigore di bilancio. Opzione Donna è largamente peggiorativa, si allunga di due anni l’età pensionabile, chi ha figli va in pensione a 58 anni, chi non ne ha a 60. È stata aumentata la tassa sugli extraprofitti del settore energetico, peccato che poco viene fatto dalle istituzioni per esigere l’ammontare dovuto dalle aziende che si oppongono a questa misura di solidarietà.
Riguardo le tasse.
Infatti con i soldi del reddito rubati ai disoccupati, come con i soldi del taglio alle pensioni degli impiegati e degli operai specializzati, finanzia un piccolissimo aumento delle pensioni minime, la sola vera riduzione delle tasse è quella per i lavoratori autonomi che incassano fino a 85000 euro all’anno.
Anche qui si alimenta frattura sociale, visto che i lavoratori dipendenti, a parità di condizione, questa riduzione non l’avranno, perché, come dicono sempre tutti i liberisti, i soldi non ci sono e comunque non ci sono per tutti. E ai ricchi non si toglie nulla, ma anzi sì dà, con il famoso taglio del cuneo fiscale.
E di salario minimo guai anche a parlarne, perché altrimenti secondo il governo si danneggia il mercato, quello delle braccia in particolare.
Arriviamo poi alle note dolenti, meno sbandierate dal governo.
È stato dimezzato lo sconto benzina e diesel, l’aumento del prezzo della benzina è misura emblema delle politiche di austerità in Italia. Ci sono poi le scelte identitarie del governo, come un’altra grande opera inutile come il ponte sullo Stretto di Messina, 20.000 euro di bonus a chi si sposa sotto i 35 anni e soprattutto il colpo di grazia al reddito di cittadinanza.
Nell’anno che verrà sarà possibile riceverlo per soli 8 mesi, mentre i suoi problemi di fondo non sono stati toccati. Si perderà il beneficio dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, che spesso congrua non è e magari è dall’altra parte d’Italia.
Tutto prepara la definitiva cancellazione del reddito nel 2024, con centinaia di migliaia di persone abbandonate alla povertà. Un duro attacco ai settori popolari su cui verrà scaricato il peso della crisi e dell’economia di guerra, e la cui abolizione finanzia una piccola riduzione delle tasse nella busta paga degli operai. La cancellazione del Reddito di Cittadinanza è la misura più infame che il governo destrorso liberista reazionario possa fare nei confronti dei poveri, disoccupati, per i più deboli, in un vero e proprio odio sociale, ribadito anche verbalmente da esponenti del Governo, dall’opposizione confindustriale di Renzi e Calenda, e dalla carta straccia, ops Quotidiani come “Libero” che lo sostengono e che tacciano questi come “Fannulloni”, oltre che da pennivendoli asserviti al potere e privilegiati come Bruno Vespa e Massimo Giletti.
Un odio sociale che si accompagna anche un odio territoriale.
Infatti la maggioranza dei percettori del Reddito di Cittadinanza, circa 1 milione di persone, si concentrano al Sud Peninsulare e Isole in quanto in tali territori, grazie alle politiche padano-centriche dei vari governi che hanno sempre dato fior di soldi alle Regioni del Nord (che a loro volta gliel’hanno dati ai loro amici Imprenditori e alla Sanità e scuola privata) e a mancati investimenti statali, si concentrano maggiormente fenomeni sociali come povertà, disoccupazione, disagio sociale.
La maggioranza dei meridionali e siciliani che sono andati a votare hanno votato il Movimento 5 Stelle in quanto questo è l’unico partito dello scenario politico italiano degli ultimi 30 anni, che ha fatto misure sociali di sinistra quando era al governo (5S che naturalmente non sono esenti da forti critiche, soprattutto in politica internazionale) tra cui il Reddito di Cittadinanza, creato migliaia di posti di lavoro come bidelli, applicati di segreteria e insegnanti attraverso l’Organico Aggiuntivo Ata e Docenti (ossia circa 75.000 persone), Superbonus 110 %, anch’esso ha creato posti di lavoro e Decreto Dignità, che mise in soffitta il Jobs Act mettendo
la clausola sui contratti a tempo determinato.
E non l’hanno votato solo i percettori di Reddito di Cittadinanza ma anche moltissimi lavoratori meridionali e siciliani che hanno il lavoro stabile o il “posto fisso” ma che sono perfettamente consci del disagio sociale che vi è nelle terre in cui sono nati, cresciuti e dove vivono. Perché nel Sud Peninsulare e Sicilia al di fuori dei posti di lavoro come il bidello e insegnante nelle scuole, dipendente comunale, poliziotto, carabiniere, ferroviere, il tranviere, infermiere, medico o portantino vi è una realtà fatta di super sfruttamento da parte dei padroni schiavisti, in particolar modo del settore della ristorazione, turismo, vendita al dettaglio e edilizia. Salari di 800 euro al mese se non pure di meno, 10-12 ore al giorno, a nero, questo è il “lavoro che c’è al Sud”.
Il Reddito di Cittadinanza, misura a cui per accedere ci vogliono dei rigidi paletti quale un reddito fino ai 9 mila euro e il solo ritrovarsi una casa o un’automobile intestata che porta valore e quindi esclude molte persone, con i 500 euro al mese di media è un’“elemosina”, infatti andava innalzata la cifra ad almeno 800 euro al mese, non tolto. Ma quella “elemosina” ha consentito a milioni di persone di poter rifiutare le paghe da fame e il super sfruttamento dei padroncini negrieri del Sud e siciliani. Ha consentito a milioni di persone di pretendere dallo Stato il concetto costituzionale di disoccupazione, ossia è responsabilità dello Stato trovare un lavoro o fornire un reddito a chi non ha o perde l’occupazione.
Persone che pretendevano e pretendono che sia lo Stato a dovergli dare un lavoro dignitoso, con paga giusta, diritti e tutele nella propria terra senza dover indossare il vestito dell’emigrante. Ciò ha causato la furiosa rabbia non solo dei sopraccitati padroncini schiavisti meridionali e siciliani ma anche da parte di molti imprenditori del Nord e delle Santanchè e Briatore di turno, che hanno visto bloccato il flusso dell’emigrazione di manodopera da Sud a Nord.
Il Governo destrorso ha introdotto al posto della parola disoccupazione la parola “occupabilità”.
Che tradotta in parole semplici vuol dire: se un disoccupato non trova lavoro è colpa sua perché non si dà da fare ed è troppo schizzinoso.
Questo non è neppure fascismo, come urla invece la sinistra neoliberista in riferimento al governo, questo è tornare indietro di duecento anni al capitalismo di Dickens.
E’ puro liberismo.
Gli “occupabili” tra i percettori di Reddito di Cittadinanza, sono coloro che non hanno a carico figli minori, anziani e disabili, il Governo, sempre per creare una guerra tra poveri ha creato il concetto tra “occupabili” che non meritano il Reddito e altri che invece né “hanno il diritto” salvo poi abolire il Reddito di Cittadinanza anche per questi dal 1’ gennaio 2024 sostituito da un Reddito di Sussistenza gestito dai Comuni, i cui bilanci stanno al collasso e di facto la maggioranza non potrà nemmeno garantire questo “Reddito di Sussistenza”, sono persone che hanno dai 45 anni in su’, sono persone che hanno la terza media o la quinta elementare, molti anche con problemi di salute, non gravissimi ma sempre problemi di salute, gente che non è “appetibile” sull’attuale giungla del Mercato del Lavoro fatto di ritmi di lavoro estenuanti, spesso disumani, dove si rischia di entrare in una fabbrica e di morirci. Il licenziamento, causa la precarietà diffusissima dei contratti, è sempre dietro l’angolo.
I datori di lavoro seri che non puntano a fare profitto sfruttando chi lavora sono una minoranza. Ma non è nemmeno appetibile un disoccupato ingegnere o lavoratore specializzato di cinquant’anni in quanto le aziende preferiscono assumere un giovane neolaureato e pagarlo meno con contratto da tirocinante o stagista piuttosto che riconoscere una paga giusta e con tutte le tutele al lavoratore disoccupato specializzato. “Occupabili” a cui nessuno, nemmeno il Governo, dà un lavoro, se non nelle condizioni descritte. Lavoro che non riescono a trovare nemmeno i giovani laureati qualificati che infatti emigrano direttamente all’estero.
Ma in tale scenario di ripugnante odio sociale e territoriale sono arrivate anche le parole del Ministro dell’Istruzione e “Merito” Valditara. Che invece di pensare a risolvere i problemi della scuola, a partire dall’aumento degli organici attraverso il famoso organico aggiuntivo ATA e Docenti sopracitato che nonostante le varie promesse di esponenti di FDI e Lega al momento non è presente nella Legge di Bilancio, non solo ha chiuso un rinnovo di contratto della scuola assolutamente minimo a 50-60 euro, non solo nella bozza di Legge di Bilancio si prevede 70 milioni di euro alle scuole private, si pensa a scagliarsi contro il Reddito di Cittadinanza.
Valditara suggerisce al Governo di cui fa parte di voler togliere il Reddito di Cittadinanza alle
“persone che non hanno terminato la scuola dell’obbligo, in quanto il reddito collegato all’illegalità tollerata del mancato compimento dell’obbligo scolastico è inaccettabile moralmente, perché significherebbe legittimare e addirittura premiare una violazione di legge”.
Riporto integralmente ciò che ha dichiarato
“Anche la percezione del reddito da parte di un giovane che ha titoli di studi superiori non ha impedimenti personali, o famigliari, ma non cerca un lavoro, né investe in formazione su sé stesso, non è sostenibile economicamente e culturalmente.
Un ragazzo non può consapevolmente rinunciare a coltivare i suoi talenti in qualunque forma, ed essere contemporaneamente pagato dallo Stato, ovvero dai cittadini italiani”, continua il ministro. “La grande alleanza per la scuola e per il merito che ho lanciato implica, come tutte le alleanze, il principio di responsabilità. Non c’è merito senza responsabilità. Sento dire che tagliare il reddito sarebbe disumano – conclude Valditara – a me pare disumano convivere con l’illegalità, calpestare il diritto allo studio, educare i ragazzi al mantenimento a spese della società piuttosto che a credere in loro stessi e alla possibilità di migliorare le loro condizioni di vita.”
In poche parole siamo non solo al più becero classismo ma anche al più infame odio sociale e territoriale. Odio per i poveri, per i più deboli, per i disabili, per ragazzi con storie familiari tragiche, soggetti ad abbandono scolastico anche perché vi è un sistema obsoleto della scuola dell’obbligo, con la scuola media che invece di essere cinque anni, coincidenti con la fine dell’obbligo scolastico a sedici anni, è ancora di tre anni, facendo entrare questi giovani in un sistema altamente selettivo come quello delle scuole superiori proprio nel momento più fragile dell’adolescenza tra i 14 e i 16 anni.
Situazioni di disagio in cui il Mezzogiorno purtroppo primeggia in Europa, così come nei Neet, giovani che non studiano e non lavorano, in virtù del razzismo di Stato dei Governi liberisti, di cui ultimi il Governo Draghi e l’attuale Governo Meloni.
Eliminare il reddito vuol dire abbassare i salari di tutti perché ci sarà un esercito di disperati pronti ad accettare salari da fame.
Il Governo destrorso reazionario Meloni e la sua visione turbo liberista, è accompagnato da odio sociale e territoriale da parte degli Imprenditori del Nord, non è casuale infatti, che la maggioranza degli esponenti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia che si scagliano contro il Reddito di Cittadinanza siano tutti ricchi imprenditori o avvocati del Nord, appoggiato da una classe media e di partite Iva e ahimè anche da molti lavoratori del Nord, ormai abbrutiti negli ultimi trent’anni, che votavano prima Lega in massa e ora Fratelli d’Italia in nome “contro i nullafacenti terroni che stanno sul divano” è da contrastare con delle lotte sociali decise.
A Napoli, a Palermo i disoccupati organizzati napoletani, i vari movimenti sociali anche di ispirazione indipendentista e vicini al pensiero socialista, non solo stanno raccogliendo firme contro l’abolizione del Reddito ma stanno anche organizzando Mobilitazioni in Difesa del Reddito.
Così come i Sindacati di Base hanno proclamato uno sciopero generale Venerdì 2 dicembre e una manifestazione nazionale contro il Governo Meloni, la versione più incattivita del Governo Draghi, e la sua Manovra fatta di austerità, taglio a scuola e sanità, allo stato sociale e l’abolizione del Reddito di Cittadinanza.
Che si inizi una stagione di lotte massicce contro un governo reazionario liberista, contro il suo odio sociale e territoriale verso i poveri, lavoratori, disoccupati, contro il Sud.
Concludo dando appuntamento per un successivo articolo dove analizzerò la “crisi” dei movimenti di “sinistra” e “nazionalitari” in questa crisi di sistema.
La sinistra socialista, comunista, i nazionalitari se vogliono ricominciare a essere consistenti nell’attuale scenario politico devono ripartire dal Sud e Sicilia, dalle sue battaglie e lotte sociali contro il disagio sociale, la discriminazione territoriale ed economica praticata dal Governo.
In alleanza, in certi casi fortemente critica, ma in alleanza, con il Movimento 5 Stelle, l’unico partito, che possiamo definire socialdemocratico, dell’attuale scenario politico.
Nel Sud, in Sicilia, ci sono praterie sconfinate dove potersi radicare politicamente, dove si concentrano le vere classi popolari, bisognose di movimenti e partiti che portino avanti le loro istanze, e il voto al Movimento 5 Stelle ne è la dimostrazione.
ALL’ODIO DI CLASSE DEI DOMINANTI OPPONIAMO
L’ODIO DI CLASSE DEI DOMINATI
Lillo Provenzano Turri