La manifestazione organizzata per chiedere verità è giustizia per il 42enne trovato senza vita nella cella del carcere di Oristano lo scorso ottobre.
Giuliano Castellino
Verità. Questo quello che viene chiesto da un quartiere intero, il Tufello, durante la manifestazione organizzata nel tardo pomeriggio di mercoledì 12 aprile. Un breve corteo con il quale si è chiesto di eseguire l’autopsia sul corpo di Stefano Dal Corso, il 42enne trovato senza vita nella sua cella del carcere di Oristano, lo scorso 22 ottobre.
Il suicidio, come causa della morte non ha mai convinto la famiglia di Stefano, né gli amici, né tutti quelli che hanno potuto leggere le carte del caso.
Dopo aver abbattuto il muro di gomma che il regime aveva costruito per “coprire” l’assassino di Stefano ora uno squarcio di speranza ha rotto il silenzio che qualcuno voleva imporre su questo che sembra essere l’ennesimo suicidio di Stato.
E dopo la conferenza stampa in Senato insieme ad Ilaria Cucchi, ora è il quartiere intero in cui Stefano è nato e cresciuto a chiedere verità e giustizia.
Mercoledì è sceso il Tufello in piazza: “Questa è una giornata importante per noi perchè vediamo tante persone che come me vogliono la verità – ha detto Marisa Dal Corso, sorella di Stefano -. Non ci fermeremo fino a quando non verrà eseguita l’autopsia. Cosa vogliono nascondere?”
In piazza anche il presidente del municipio III di Roma, Paolo Marchionne.
Mentre prosegue la raccolta fondi per permettere alla famiglia di eseguire l’esame autoptico privatamente.
Intanto molti romani e proletari di altri quartieri stanno organizzando iniziative e mobilitazioni per Stefano e la lotta per la verità.
È in programma una manifestazione a Labaro.
Anche a La Rustica, San Basilio e Primavalle sono in corso riunioni ed incontri per organizzare presidi e cortei.
Tutta Roma deve gridare “Verità e Giustizia per Stefano!”
In ogni quartiere, in ogni citta: figli della stessa rabbia!