di Fabio C. Maguire
Il Consiglio Europeo ha approvato il percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.
Questa viene accolta gioiosamente dall’Occidente collettivo che esulta per questa improvvida decisione di Bruxelles che logorerà ulteriormente le possibilità per l’Europa di svolgere “un ruolo positivo sia verso i popoli europei che sullo scacchiere internazionale”.
Le cause sono principalmente due.
Dal punto di vista economico, l’Unione Europea dovrà affrontare la catastrofica situazione in cui versa attualmente l’Ucraina a partire dalla scomparsa e dall’invalidità perenne di una parte considerevole di uomini in età lavorativa, e dalla devastazione di cospicue parti del paese.
Inoltre, il Presidente Zelensky, per ripagare i suoi donatori per gli aiuti elargiti durante la guerra, ha svenduto il paese alle imprese occidentali che si sono impossessate di importanti e strategici settori dell’apparato produttivo ucraino.
Per svolgere questa pratica il leader di Kiev si è affidato al colosso americano di BlackRock, il quale ha seguito e organizzato la vendita delle industrie e delle fertilissime terre ucraine al miglior offerente straniero.
Questa è stata una grandissima occasione per gli investitori che hanno privato il popolo ucraino del suo patrimonio, ottenendo per contrario la possibilità di condurre la guerra per procura dell’Occidente e della NATO contro la Russia.
L’Ucraina, che pochi decenni prima produceva circa il 10% del grano mondiale, si trova oggi in una condizione di paralisi con la popolazione dimezzata e il reddito ridotto ai minimi termini.
L’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea può quindi inserirsi perfettamente nel quadro delle operazioni studiate ed eseguite dagli Stati Uniti per indebolire e svigorire l’Europa che, dopo aver aver ereditato da Washington la responsabilità delle spese militari, adesso dovrà occuparsi interamente anche della ricostruzione dell’Ucraina dopo che le ostilità saranno terminate.
Infatti, Kiev assorbirebbe gran parte dei contributi versati a Bruxelles, un colpo che graverà esclusivamente sui cittadini europei che si vedranno privati di importanti somme di denaro che verrano inverosimilmente reindirizzate verso l’Ucraina.
E questo avviene in un contesto poco idilliaco per l’Unione che arriva da un decennio di terribili e disastrose politiche economiche, a cui dunque si dovrà aggiungere la monumentale spesa di centinaia di miliardi di euro da destinare alla riedificazione dell’Ucraina.
A queste considerazioni di natura economica si aggiungono i problemi politici.
Infatti, se il popolo ucraino è in una condizione di estrema precarietà, con instabili prospettive future, la classe dominante ucraina è legata “a doppio filo ai finanziamenti e alla volontà della Casa Bianca.”
Con i provvedimenti adottati a seguito dell’inizio dell’operazione speciale, le classi dominanti locali hanno accresciuto notevolmente le loro ricchezze a scapito dell’intera collettività.
Questi signori devono il loro potere e prestigio all’appoggio degli Stati Uniti che hanno ripetutamente sorvolato sul problema concreto e attuale della corruzione dilagante in Ucraina.
È dunque semplice ipotizzare che Kiev, una volta completata l’adesione all’Unione Europea, si comporterà come una dependance del Dipartimento di Stato americano, lavorando solamente per servire gli interessi statunitensi.
“La scelta di far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea, lungi dall’essere un successo europeo, costituisce quindi un successo statunitense nel ridurre l’Unione Europea ad un protettorato, docile sul piano internazionale e con i paesi industrialmente più forti, pensiamo soprattutto alla Germania e all’Italia, destabilizzati da un forte processo di deindustrializzazione prodotto dall’accettazione delle politiche imposte dagli Usa.
Una scelta, quella di far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea, che indebolirà quindi l’Europa sia sul piano della coesione interna che della sua capacità di svolgere un proprio ruolo autonomo sul piano internazionale: l’ennesimo disastro dopo la scelta della guerra infinita in Ucraina, guerra che come oramai è chiarissimo era possibile interrompere dopo due mesi e che solo le sconsiderate pressioni di Boris Johnson a nome della Nato hanno reso impossibile, portandoci nell’attuale disastro.”